Il caso Caffo apre uno psicodramma a sinistra. Fulvio Abbate: “Chiara Valerio si dimetta”
All’indomani della condanna a quattro anni in primo grado del filosofo Lorenzo Caffo per maltrattamenti e lesioni gravi nei confronti dell’ex compagna, la domanda l’ha posta esplicitamente Gianfranco Pellegrino, anche lui filosofo: “Come si sente Chiara Valerio, che ha usato molte argomentazioni, tutte astratte e razionali, per difendere la sua scelta di dare un palco a Caffo, prima di recedere piuttosto maldestramente?”. A rendere l’interrogativo particolarmente interessante è il fatto che venga posto dalle colonne del Domani, ovvero da un organo di stampa con una chiara appartenenza all’area politica e culturale della sinistra. Perché la vicenda Valerio (l’invito della curatrice di “Più libri più liberi” e paladina di certo femminismo al filosofo perché tenesse una lezione durante la kermesse della piccola e media editoria, intitolata per di più alla memoria di Giulia Cecchettin, nonostante fosse sotto processo per violenza contro l’ex compagna) ha fatto esplodere molte e irrisolte contraddizioni della sinistra che si erge a paladina di battaglie che poi, alla prova dei fatti, è pronta a dimenticare per i più disparati motivi.
Fulvio Abbate: “Chiara Valerio si dimetta”
Per Fulvio Abbate il motivo alla base di quella scelta era l’amichettismo. Lo scrittore è stato tra i primi e certamente tra i più agguerriti nel denunciare l’insostenibilità prima dell’invito a Caffo e poi della difesa che ne ha fatto Chiara Valerio in nome della presunzione di innocenza. Difesa portata avanti fino a quando non si è ritrovata per le mani una serie di defezioni eccellenti, dopo le quali ha fatto retromarcia. In queste ore, a sentenza emessa, Abbate è tornato sulla vicenda, chiedendo sui suoi social “dimissioni immediate di Chiara Valerio e di chi ha mistificato per interesse e interessata ipocrisia” e invitando “chiunque abbia messo like e cuoricini sotto i post di Chiara Valerio cortesemente a lasciare questa mia pagina”. Anche Abbate è uomo di sinistra.
La sinistra alle prese con il “crollo” dell’egemonia culturale
Rimanendo in un perimetro culturale affine, su La Stampa Simonetta Sciandivasci ha parlato di “cortigiani” in un articolo impietoso sullo “smarrimento di un intero gruppo di lavoratori culturali, afferenti a quella che la destra chiama «egemonia culturale di sinistra», disabituati a dar conto di un errore”. “Da quelle parti non si sbaglia o, se si sbaglia, lo si fa con le migliori intenzioni e tutto è perdonato: incoerenze, difformità, ineguaglianze”, si legge ancora nell’articolo, che ricorda come “in soccorso di Valerio si sono mosse voci autorevoli, scrittori, scrittrici, capi di case editrici che in questi anni hanno pubblicato libri contro la violenza di genere e il ripensamento culturale, persino legislativo, che dobbiamo sforzarci di promuovere”, salvo poi chiamare atteggiamento in questo frangente. Sciandivasci ha citato anche la difesa di Valerio da parte Roberto Saviano, che a “Più libri più libri” ha liquidato critiche e boicottaggi come un tentativo di tenersi buoni i follower. Circostanze che la giornalista ha accolto con un certo sconforto, arrivando alla conclusione, sintetizzata nel titolo, che con quando accaduto si è consumato “il crollo” di una egemonia culturale incapace di assomigliare alle parole d’ordine che proclama.
L’ammissione di Zerocalcare: “Parlare di fascisti non ci costringe a misuraci con le nostre contraddizioni”
Il tema di questa contraddizione è stato affrontato, con estrema onestà intellettuale, da Zerocalcare, quando ha annunciato che sarebbe andato a “Più libri più liberi”, ma non avrebbe tenuto il previsto incontro con Chiara Valerio. “Mi pare impossibile glissare su questo tema e parlare d’editoria come se niente fosse; e al tempo stesso mi pare grottesco pensare che un maschio tenga un incontro in cui spiega a una donna come avrebbe dovuto comportarsi in termini di femminismo”, ha detto, ammettendo che “è innegabile che per tanti, me compreso, è molto più facile parlare di fascisti che di questioni di genere, perché i fascisti aprono molte meno contraddizioni tra chi ci sta vicino e pure in noi stessi”. Resta da vedere, a questo punto, se e quanto la sinistra culturale saprà misurarsi con questa e le sue altre contraddizioni, esplose così fragorosamente con la vicenda Valerio-Caffo.
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