Locali pubblici a Treviso, il 2024 è amaro. La distribuzione registra un - 25%
La contrazione dei consumi colpisce anche il settore dei locali pubblici. No, non è stato assolutamente un felicissimo 2024, per bar ed esercizi senza cucina.
Numeri desolanti
Nel settore horeca (hotellerie, restaurant e catering) nessuno ha tirato ancora la somme ufficialmente, ma la tendenza poco brillante emersa già nel primo semestre (con un giugno decisamente desolante per gli incassi) si è confermata alla fine dell’estate: i numeri , brutalmente, parlano di un – 25% rispetto al 2023 nel volume di affari per chi non ha la cucina e non ha beneficiato dell’effetto turismo, a compensare la minor propensione ai consumi della clientela locale .
Certo, lo scorso anno aveva registrato il boom, scandito dall’uscita della pandemia, e questo a parziale ristoro di tre anni durissimi. Per i locali pubblici la filiera evidenzia soprattutto il calo degli ordini a livello della distribuzione, dal beverage e persino del caffè, con gli esercenti a “ritararsi” sul calo al bancone.
Le speranze per fine anno
Il comparto attende con ansia e trepidazione quest’ultimo scorcio dell’anno, con la dote delle tredicesime, per limitare i danni.
Ma tra gli addetti ai lavori, sia tra i titolari di bar ed esercizi che tra gli operatori della filiera, si sta cominciando a riflettere su quanto ha detto questo 2024, non atteso in questa rilevante contrazione degli incassi.
Premesso che vale sempre la famosa regola del pollo di Trilussa, non è però più tempo di certezze, per gli operatori di un comparto che ha visto l’esplosione degli ultimi anni, ma anche ora chiusure e turnover degli di un frullatore .
Turismo e clima
Ristoranti pieni? Sì, ma il weekend non può coprire l’intero arco della settimana.
Boom del turismo? Vero, conclamato sia a Treviso che nella Marca, ma dal capoluogo all’area delle colline Unesco e pure nelle altre perle della provincia i visitatori italiani e stranieri hanno finito per compensare il calo della clientela nostrana, non più habitues come una volta.
E poi il clima: il caldo torrido di questo 2024 ha reso a lungo impraticabili i plateatici. E i cartoni dei vini rossi, per fare un esempio, non si sono svuotati come un tempo.
Dania Sartorato, presidente provinciale della Fipe ( federazione italiana pubblici esercizi), appena rieletta nel direttivo nazionale, con altri tre colleghi veneti, conferma il quadro,
«Stime e previsioni sono in sintonia nel registrare il calo, che rientra nella più generale riduzione dei consumi. Se viene toccata anche la grande distribuzione, nessun settore può pensare di rimanere fuori dal fenomeno», premette, «È un dato di fatto che le famiglie come le imprese stiano cercano di ricostruire il risparmio eroso dopo la pandemia, e questa maggior propensione al risparmio rispetto agli anni pre Covid si fa sentire. E poi c’è l’effetto dei rincari dovuti al costo di materie prime e trasporti, che incide su tutta la filiera. C’è infine una serie di tendenza nei consumi, che vede oggi una spesa diversa non più stabile, ma altalenante a seconda dei giorni della settimana e dei periodi dell’anno: gli schemi di un tempo, basati sulla consuetudini, sono superati dalla realtà odierna».
Le nuove mode
Dicono che anche il weekend cominci a non garantire più gli incassi di un tempo. Siamo di fronte ad un mix di fattori, potremo dire un cocktail non preventivato sul bancone dei locali e men che meno ordinato, che stanno portando i titolari dei bar ad avere le casse meno piene di un tempo. Dal carovita al clima, la lista è lunga.
«La pandemia ha amplificato l’asporto, ci sono nuovi segmenti e mode che funzionano tipo il brunch, e questo mentre le apericene hanno sostituito il pasto classico di 2 o 3 portate in osteria o al ristorante. Così come le capsule a case e le macchinette in uffici ed aziende stanno incidendo sul consumo tradizionale del caffè al bar»
Parola d’ordine: diversificare
E ancora, la diversificazione. Sartorato ne fa una delle questioni prioritaria per il comparto: «Il sushi, il pokè, l’ “all you can eat” , l’etnico hanno certamente arricchito l’offerta, ma fatalmente vanno ad incidere su chi era sulla piazza da tempo. Restano immuni da queste tendenze fascia lusso e stellati, che non risentono di concorrenza e possono contare su una clientela assicurata»
Gli addetti alla filiera osservano come oggi il consumo privilegi «una selezione a monte, e non più una domanda generalizzata o indifferenziata». Vero? Sartorato conferma: «In questo contesto, si decide sempre più quanto e dove voglio spendere, modalità che giocoforza delimita i consumi», conclude la presidente di Fipe, «E questo, fisiologicamente se non fatalmente, impone a chi è titolare di esercizi pubblici di valutare in profondità quanto sta avvenendo, perché sempre più si dovrà investire su format mirati, su segmenti precisi della potenziale clientela. E ripensare orari, proposte, tipologie di prodotti, oltre le certezze, che tali più non sono».