Un anno fa la strage dei ragazzi a Portogruaro: «Tutta colpa della velocità»
Un anno fa la “strage dell’Immacolata”, l’incidente stradale in cui persero la vita tre ventenni, morti annegati dopo essere finiti nel fiume Reghena a bordo di una Bmw.
Domenica 8 dicembre alle 18.30, nella chiesa di Borgo San Giovanni, verrà celebrata una messa in ricordo di Giulia Di Tillio. È un giorno di lutto e di ricordo per le famiglie dei tre ragazzi.
Vittorio Di Tillio, il padre di Valentina, già direttore nelle case di riposo e candidato al consiglio comunale di Portogruaro nella primavera-estate scorsa, ritorna a quei giorni: «Tutto è successo per l’alta velocità. Arrivato al termine di una settimana complicata».
L’emozione di quella notte è ancora ben viva nella mente di molte persone. Morirono il concordiese Altin Hoti, kosovaro di origine, 22 anni, alla guida della Bmw, la sua fidanzata Giulia Di Tillio, 21 anni portogruarese, e il migliore amico di Altin, Egli Gjezi, 20 anni, albanese di origine, anche lui portogruarese, residente a pochi metri dalla casa di Giulia, nel rione della Beata Vergine. Altin aveva una passione per le auto veloci.
Pochi mesi prima, a maggio 2023, Altin aveva perduto, sempre in un incidente, il fratello minore Admir, in uno scontro frontale sulla tangenziale da cui il padre uscì ferito lieve miracolosamente. Quel giorno pioveva e la velocità dell’impatto fu eccessiva. Come hanno poi raccontato i genitori di Altin in quella settimana, dopo il 1 dicembre, si era incupito per particolari venuti alla luce sull’incidente di Admir, confrontandosi con l’avvocato di famiglia che stava seguendo i risvolti legali della vicenda.
Altin infatti era rimasto l’unico in famiglia a comprendere perfettamente la lingua italiana. Stava attraversando un periodo difficile. Quella sera Altin aveva spinto troppo sull’acceleratore della potente Bmw di sua proprietà. Si accorse dell’errore e, come avevano confermato i carabinieri a suo tempo, aveva anche sterzato nel disperato tentativo di non finire contro una casa o in acqua, senza però riuscire a evitare la fuoriuscita mortale.
«Siamo qui a sopravvivere, trascorso un anno dalla perdita di mia figlia», ha raccontato sabato 7 dicembre Vittorio Di Tillio, «volevamo si ospitasse la messa in suffragio in duomo ma non è stato possibile. L’atmosfera a San Giovanni sarà certamente più raccolta».
Sui risarcimenti non c’è ancora la parola fine: le pratiche vanno avanti ma si attende una decisione finale. Non ci sono accusati, dal punto di vista penale, perché sono morti tutti i coinvolti, compreso chi guidava. «Certamente Altin continuava a essere in preda allo sconforto per la vicenda di suo fratello, non vi è dubbio. Ho sentito di tutto in quei giorni, ma c’è una certezza: alcol e droga non centrano. Centrava», conclude Di Tillio, solo la velocità e il fondo stradale quella sera non era ottimale».
Giulia era prossima alla laurea in Economia ed era diventata maestra di ginnastica. Le atlete da lei seguite durante l’evento autunnale Open Sport, che mette in rassegna tutte le discipline politiche che si praticano in città, avevano indossato una maglietta con la scritta che riportava il suo nome. In primavera venne organizzato un meeting amichevole a Corbolone. Altri progetti sono all’orizzonte, e nel 2025 diventeranno concreti.