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Daniela Bonanni lancia #sosclubmusicalive: «Aiutiamo i club in cui ancora si fa musica»

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PAVIA. C’era una volta Spaziomusica. E c’erano, in una manciata di chilometri quadrati tra Pavia e Milano, club di musica live che hanno “allevato” generazioni di giovani, oggi adulti. I loro figli non conoscono quell’atmosfera in cui si condividevano qualche birra e nuove amicizie. Si faceva comunità e si ascoltava musica. Sono bastati pochi decenni a cancellare tutto: costi di gestione elevati, indifferenza delle istituzioni, mancanza di programmazione. E infine la pandemia. Chi quel mondo l’ha vissuto, adesso non si arrende. Daniela Bonanni - che con il marito Bruno Morani per 34 anni ha ospitato sul palco di Spaziomusica in via Faruffini i nomi più noti del panorama musicale italiano e non solo – ha lanciato una campagna di sensibilizzazione: #sosclubmusicalive, un’iniziativa a sostegno dei club di musica live, «di quel modo lì di incontrarsi e fare musica che mi vede fortemente impegnata – dice “La Bonanni” – . Ho lanciato una raccolta di testi e di immagini per raccontare la storia del nostro “club del cuore” e dei tanti club di musica live che per molti di noi - musicisti, gestori o semplici appassionati - sono stati o continuano a essere “casa”. Spazi di incontri, di incroci generazionali, dove la musica è suonata e sudata a un passo da te».

La crisi dell’underground

Spazio, come lo chiamavano i frequentatori, è chiuso dal 2020. A Milano la storica Salumeria, che ha ospitato centinaia di artisti, è abbandonata da 7 anni. In Inghilterra solo nel 2023 hanno abbassato la saracinesca oltre 120 club underground, che sono sempre stati trampolini di lancio per artisti emergenti. Un panorama fosco, tanto che, la scorsa estate, i Coldplay hanno devoluto il 10 per cento dei guadagni dei loro concerti inglesi per aiutare queste realtà in crisi. A Pavia sopravvivono, con sacrifici, alcuni circoli Arci, locali gestiti da associazioni.

«So bene che i tempi sono durissimi – prosegue la fondatrice di Spaziomusica –. So bene che altre sono le mode, i luoghi, le modalità di fare e ascoltare musica. Non voglio però arrendermi all’idea che non ci sia più speranza e che le nuove generazioni siano private della possibilità di sperimentare “quell’atmosfera lì”, quell’atmosfera di condivisione e crescita collettiva che solo la dimensione del club riesce a far vivere». Un’atmosfera che i musicisti che hanno risposto all’appello descrivono molto bene.

I ricordi di intelisano

Ultimo, ma solo in ordine di tempo, è il messaggio di Stefano Intelisano, musicista che da anni vive in Texas. «Avevo 16-17 anni quando ho messo piede per la prima volta a Spaziomusica, insieme al mio amico Terlo (Paolo Terlingo) – racconta Intelisano – E’ grazie a Spaziomusica che ho poi conosciuto Fabrizio Poggi e sono entrato a far parte dei suoi Chicken Mambo, incontro che ha segnato la mia vita» Proprio seguendo Poggi è arrivato in America. E non se ne è più andato. «E’ trascorso più di un ventennio, che mi ha portato a collaborare con musicisti che seguivo dalla mia piccola Pavia fin da adolescente, da Roscoe Beck a Christopher Cross, a Chuck Rainey. Il Saxon Pub di Austin è per me uno Spaziomusica 2.0. E infatti lí ho incontrato musicisti che ben si ricordano di Spazio, essendoci transitati nei loro tour europei negli anni 80/90». —