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I ribelli annunciano: Abbiamo rovesciato il regime di Assad

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Le forze ribelli in Siria hanno annunciato questa notte che «il popolo siriano libero ha rovesciato il regime di Bashar Al-Assad».In precedenza, i ribelli erano arrivati «oltre le linee nemiche», nella capitale siriana Damasco, e avevano iniziato a dare la caccia al presidente Bashar Al-Assad. I ribelli hanno dichiarato di aver liberato prigionieri dalla prigione militare di Saydnaya, alla periferia della Siria. Due fonti delle forze ribelli hanno detto alla Reuters che non sembrava esserci alcun dispiegamento dell'esercito siriano in città e in effetti gli ufficiali e i funzionari della sicurezza si erano ritirati dal quartier generale del Ministero della Difesa a Damasco. Nel frattempo, due alti ufficiali siriani hanno detto alla Reuters che il presidente Bashar al-Assad aveva lasciato Damasco per una destinazione sconosciuta. Secondo quanto riportato in Siria, l'aereo di Assad è decollato dal paese poco dopo che i ribelli avevano preso il controllo della capitale, ma l'aereo è poi scomparso dai radar e a questo punto non è chiaro dove si trovino Assad e la sua famiglia. E' stata smentita la notizia che è circolata nella notte secondo la quale l’aereo presidenziale si era schiantato poco dopo il decollo tuttavia, nessuno è in grado di dire dove si trovi Bashar al-Assad.

Il disperato tentativo di contattare Donald Trump per restare al potere

Secondo Bloomberg, prima di lasciare la Siria il presidente siriano attraverso gli Emirati Arabi Uniti ha inviato un messaggio indiretto al presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, proponendo di poter restare al potere con l’avallo americano in cambio della rottura dei legami con l'Iran e la Russia. Una mossa disperata che non ha avuto successo dato che il presidente eletto presente sabato alla cerimonia di riapertura di Notre-Dame a Parigi è stato chiaro: «La Siria è un disastro, ma non è nostra amica, e gli Stati Uniti non dovrebbero avere nulla a che fare con questo. Questa non è la nostra lotta. Lasciamo che la situazione si sviluppi. Non lasciamoci coinvolgere». Le priorità degli Stati Uniti in Siria si concentrano attualmente sull'evitare che il conflitto interno favorisca una rinascita dello Stato Islamico o provochi una grave crisi umanitaria. Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha evidenziato che «queste problematiche rappresentano una preoccupazione rilevante». Sullivan ha dichiarato che l'obiettivo principale è prevenire un ritorno dell'Isis, sottolineando che gli Stati Uniti agiranno sia direttamente sia collaborando con le Forze Democratiche Siriane e i curdi per garantire che tale scenario non si verifichi. E ora che succede? Il primo ministro siriano Mohammad Razi Al-Jalali ha rilasciato una dichiarazione speciale dopo il rovesciamento del regime di Assad, in cui ha affermato che il suo governo è pronto a collaborare con qualsiasi leadership scelta dal popolo siriano. «Spero che tutti agiscano razionalmente. Sono pronto a sostenere la gestione continua degli affari del Paese. Siamo pronti a collaborare con qualsiasi leadership il popolo scelga. Tendiamo una mano a ogni cittadino siriano che desidera preservare le capacità del Paese e crede che la Siria appartenga a tutti i siriani», ha detto Al-Jalali.

Un nuovo Califfato e stavolta sul Mediterraneo

In precedenza, il comandante dell'organizzazione ribelle jihadista siriana "Hayat Tahrir al-Sham", Abu Mohammad al-Julani, aveva annunciato che le sue forze avevano «completamente liberato» la città di Homs, la terza città più grande della Siria, dal regime di Assad. Ha invitato i suoi combattenti a non ferire i soldati dell'esercito siriano che stavano deponendo le armi. Poi dopo l'ingresso della fazione armata nella capitale al-Jolani ha aggiunto: «Nessuno potrà avvicinarsi alle istituzioni pubbliche di Damasco, che rimarranno temporaneamente sotto la supervisione del primo ministro uscente, fino a quando non avverrà il passaggio ufficiale di consegne». Quindi il leader di HTS si è preso la Siria grazie a Recep Tayyip Erdoğan che da tempo voleva la caduta di Bashar al-Assad e ora il timore è che nasca un nuovo Califfato e stavolta sul Mediterraneo. Tutti, incluso Israele, temevano che la Siria sarebbe caduta sotto il controllo di Abu Mohammed al-Jolani, il leader della coalizione sunnita che ha abbattuto il regime in soli undici giorni. Al-Jolani, jihadista di lunga data, ha tratto insegnamento dagli errori di Osama Bin Laden e del suo mentore Abu Musab al-Zarqawi, fondatori rispettivamente di Al Qaeda e dell'Isis passato poi nelle mani di Abu Bakr al-Baghdadi al quale non si sottomise e con il quale ci fu la rottura che lo porto’ a far nascere Jabhat al-Nuṣra (Fronte del soccorso al popolo di Siria) confluita poi in Hayat Tahrir al-Sham (Organizzazione per la liberazione del Levante). Abu Mohammed al-Jolani evita di suscitare terrore: si presenta come un moderato e promette di governare il Paese in modo inclusivo, garantendo rappresentanza a tutte le etnie e religioni. Ma è solo una commedia perchè al-Jolani altri non è che un jihadista duro e puro e per l'Italia tutto questo è un vero disastro perché è facile immaginare che il Mediterraneo sarà letteralmente preso d'assalto da migliaia di disperati.

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