La Prima della Scala in tv: stelle della lirica come in un film e brividi vip
Milioni di anime nel mondo si sono sintonizzate almeno per qualche minuto con l’ “opera innominabile” di Verdi. Streaming, radio, collegamenti in una dozzina di Paesi: Raiuno consolida per la lirica il ruolo di ammiraglia culturale italiana. Il microfono è affidato a due veterani nazionalpopolari, Bruno Vespa e Milly Carlucci: vengono da salotti politici e stelle danzanti. Il brivido della storia si intreccia con la curiosità più spicciola, quella di monitorare outfit e presenze. Milly è in giacca nera con strass dorati, Vespa in smoking d’ordinanza. La regia concede fugaci inquadrature del foyer nei brevi interventi di Serena Scorzoni, giusto il tempo di intercettare Pierfrancesco Favino alla sua “prima prima”. Arrivano Gianmarco Tamberi e Chiara Bontempi. Carlucci e Vespa ricordano il grande soprano Renata Tebaldi, alla quale l’inaugurazione è dedicata nel ventennale della morte. E le contestazioni, là fuori? Vespa vi accenna appena.
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La messinscena vista dallo schermo
Dopo l’attesa mistica, dopo il silenzio magico, si va in scena. Si abbassano le luci della platea. Dal palco reale si affacciano Ignazio La Russa e il sindaco Sala con le consorti. Al centro regna la figura immensa della senatrice a vita Liliana Segre, elegantissima. L’inno di Mameli chiama il pubblico ad alzarsi. Da qui in poi, la parola è alla musica. La direzione di Chailly e la regia teatrale di Leo Muscato aiutano il pubblico televisivo a entrare nell’atmosfera di un’opera complessa il cui tema è la guerra. C’è un fantastico primo piano-lampo, sulla zingara Preziosilla (Vasilisa Berzhanskaya) che scorge il futuro e, spada in mano, incita alla battaglia.
Verdi e il rapporto con la Scala
Verdi era strettamente legato all’inconsueta struttura drammatica dell’opera: è l’idea di un Destino infallibile e inesorabile, pronto a superare ogni deragliamento o distrazione, per manovrare le azioni degli esseri umani. La guerra. I condizionamenti. In questo il tempo non sembra essere passato. E dal 1869 quest’opera e la Scala continuano a dialogare. La diretta termina dopo quasi 4 ore e si inquadrano grandini di applausi. I nuovi televisori di oggi, giganteschi, iper tecnologici, restituiscono dettagli impressionanti, smorfie e sforzi, costumi, mosse. E il suono, la musica alta. La qualità. Che torna nelle case, per un giorno, vincendo.