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A cena con Shapovalov, Thiem e Kokkinakis: “Federer ti fa sembrare un bambino in campo, Nadal è semplicemente troppo forte, Nole non lo puoi passare”

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(a cura di Francesco Maconi)

A cena con Shapo, Thiem e Kokkinakis: “Federer ti fa sembrare un bambino in campo, Nadal è semplicemente troppo forte, Nole non lo puoi passare”

Tra aneddoti simpatici, i tre chiacchierano anche del tema doping, che per i giocatori puliti, per colpa dei controlli, diventa comunque un incubo

In occasione dell’UTS di Francoforte, a ottobre, si era tenuta una cena di altissima classe, che ha riunito tre talenti del tennis mondiale come Denis Shapovalov, Dominic Thiem e Thanasi Kokkinakis. Tra una portata e l’altra, gli sfidanti del torneo di Patrick Mouratoglou hanno condiviso riflessioni e aneddoti che offrono una prospettiva unica sulla loro vita sportiva e personale. Tra temi delicati come il doping e momenti più leggeri dedicati a curiosità sui match, i tre atleti hanno messo in luce il lato umano di chi vive sotto i riflettori del circuito professionistico. La conversazione si è snodata tra argomenti seri e divertenti, rivelando aspetti inediti di un mondo affascinante e complesso.

L’argomento caldo per una decina di minuti è il doping, quando Shapovalov chiede a Thanasi: “Cosa ne pensi della vicenda di Mikael Ymer (sospeso per non aver provveduto per tre volte l’esame delle urine, ndr)?” Da questa domanda prende il via un lungo discorso, iniziando dalla risposta di Kokkinakis: “Odio questa regola, siccome io pure sono a due strike su tre. Ogni volta che devono farmi un controllo fatico molto, siccome loro ti entrano in camera alle 6 del mattino e aspettano sinché non gli consegni il barattolo con le urine, anche se a volte fai davvero fatica. Ti fanno bere come un cammello e magari passi il resto del giorno dovendo andare in bagno.” Il problema su cui tutti e tre concordano è che le modalità dei controlli a volte risultano davvero invasive. È necessario prestare molta attenzione a segnalare la propria residenza e se si compete o meno, per evitare di essere segnalati. Inoltre, la situazione può essere particolarmente stressante, soprattutto per la maggior parte dei giocatori che sono puliti e non si aspettano di ricevere visite in camera d’hotel poco dopo l’alba.

Subito dopo la conversazione si sposta, con Thanasi che cerca del contenuto più piccante e chiede agli altri commensali quale sia stata la stretta di mano più strana ricevuta a fine partita, magari accompagnata da commenti insoliti o situazioni particolari. Il risultato non va a nominare nessun giocatore particolarmente molesto, ma risuona invece il nome, in positivo, di Bernard Tomic, noto per il suo atteggiamento estremamente rilassato e, a volte, persino troppo contento dopo una sconfitta. A giudicare da alcune sue prestazioni, sembra non prendersela troppo, arrivando a perdere in pochi minuti senza nemmeno provarci, come accaduto nella finale del Challenger di Fairfield contro il NextGen Learner Tien. Sui social, la sconfitta di Tomic era diventata virale, così come furono le dichiarazioni di Shapovalov riguardo al caso Sinner. Il canadese non ama molto il clima dei social media, in particolare Twitter, dove anche una semplice opinione può generare, in pieno effetto farfalla, un uragano di commenti negativi, spesso proferiti con aggressività. Su questo argomento si era espresso di recente anche Taylor Fritz, deluso dal comportamento di certi tifosi, soprattutto in merito alle polemiche legate alle questioni di doping che hanno coinvolto Sinner e Swiatek.

Nell’argomento conclusivo, le migliori vittorie ottenute in carriera, emerge una serie di aneddoti interessanti. Anche questa volta ci si perde poco dopo, siccome non appena Kokkinakis cita la vittoria contro Federer a Miami, i tre si perdono in un confronto interessante sullo svizzero e sui suoi più grandi rivali. Shapovalov sintetizza così come si sentiva in campo contro Roger: “Ti fa sembrare un giocatore del circuito Junior e non sembra nemmeno che si stia impegnando, non suda nemmeno.” La forza di Rafa, invece, risiede, sempre secondo il canadese, nel fatto che: “Anche se tu sai cosa e dove sta per tirare, è talmente forte che non riesci a rimettere la palla in gioco.” Novak Djokovic, per finire, è ancora diverso. I tre sono d’accordo nel descriverlo così: “Il serbo ti lascia scambiare, non tira con così tanta potenza, ma ti fa giocare peggio e diventa impossibile fargli un vincente, è letteralmente un muro contro cui giocare.” A rendere ancora più difficile affrontare Djokovic sono le condizioni di gioco, secondo il trio: quando queste non gli sono favorevoli, paradossalmente, sembra diventare ancora più forte. Non lo batti se sta male, non lo batti se il pubblico è dalla tua parte; anzi, per batterlo devi sperare che il tifo sia tutto per lui.

La cena tra questi tre talenti non ha deluso, anzi, ha offerto un contenuto molto interessante, nonostante la durata non trascurabile. Tutti e tre sono tennisti che, pur avendo un potenziale elevatissimo, non sono riusciti a sfruttarlo pienamente per vari motivi. Vedere tre giocatori di età, carriere e storie diverse conversare in tranquillità come buoni amici è sicuramente uno dei simboli della bellezza di questo sport: oltre al campo, c’è tanto rispetto.