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Il boom degli occhiali smart (e i rischi per la privacy)

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C’erano una volta gli occhiali, fatti per correggere i difetti della vista o proteggersi dal sole. Ora sono diventati «intelligenti» ed è tutta un’altra storia. È un po’ quello che è accaduto con i cellulari; prima servivano solo a telefonare poi, con la nascita degli smartphone, c’è stato il salto di qualità: le chiamate sono diventate una delle numerose funzioni. Gli occhiali però, in questa promozione tecnologica, partono avvantaggiati perché li teniamo sempre sul naso, quindi la loro diffusione è assicurata. Non è il futuro, sono già tra di noi solo che pochi ancora li conoscono. C’è voluto lo «scandalo» Boccia-Sangiuliano (il caso dell’ex consulente dell’altrettanto ex ministro della Cultura) per far conoscere al largo pubblico che sono in commercio montature dotate di una micro telecamera per riprese e foto «segretissime». Tipo quelle di James Bond, per intenderci. Il modello è Ray-Ban, un prodotto nato dalla collaborazione tra EssilorLuxottica, che possiede il brand, e Meta. Nel caso Boccia si tratta di uno dei primissimi modelli dotati di due telecamere da 5 megapixel, poste accanto alle lenti, che permettono di effettuare video fino a 30 secondi. Basta premere un pulsante sull’asta destra e un segnale sonoro comunica all’utente l’inizio e la fine dell’attività. Una luce Led, invece, avvisa chi si trova nell’inquadratura che è «spiato». Tre microfoni catturano l’audio ambientale, mentre gli speaker integrati consentono di ascoltare musica o telefonare senza usare gli auricolari. Il prezzo degli smart glasses dipende dal modello. Tra gli ultimissimi in vetrina, troviamo i Wayfarer, che costano 359 euro, mentre i Ray-Ban Meta Skyler 329 euro.

Ed è solo l’inizio. Francesco Milleri, numero uno di EssilorLuxottica, la multinazionale italo-francese, in un’intervista al quotidiano Financial Times, ha indicato un obiettivo più ambizioso. Ovvero, rimpiazzare gli smartphone con occhiali di nuova generazione. Il progetto è il frutto della partnership sempre più stretta con Meta. Il leader dell’occhialeria e il gruppo che controlla i maggiori social, quali Facebook, Instagram e WhatsaApp, a settembre scorso hanno confermato per altri dieci anni l’accordo di collaborazione avviato nel 2019, che porterà a sviluppare le prossime generazioni di smart eyewear. La collaborazione tra i giganti ha già visto il successo di due generazioni di occhiali tecnologici a marchio Ray-Ban. L’ultima versione, lanciata nell’autunno del 2023, ha conferito ai tradizionali Ray-Ban dei veri superpoteri. Tra questi, quello di fare chiamate, scattare foto, girare e condividere video, trasmettendoli in diretta su Facebook e Instagram, ascoltare musica e creare contenuti in live streaming, tutto a mani libere. Negli Stati Uniti, questi prodotti dispongono anche di un assistente virtuale integrato, fornito da Meta, che risponde a domande su ciò che l’utente ha di fronte. Per Luxottica, dopo la fusione nel 2018 con la francese Essilor, il salto nella tecnologia indossabile apre orizzonti ricchi di prospettive. L’obiettivo finale è rendere gli occhiali parte della quotidianità tecnologica delle persone, un «veicolo per l’intelligenza artificiale e il cloud computing», secondo le parole di Milleri, e «trasformarli nella principale piattaforma tecnologica del futuro» come ha rimarcato il ceo di Meta, Mark Zuckerberg.

L’altra sfida è quella degli occhiali per sentire, i Nuance Audio, sempre sviluppati da EssilorLuxottica grazie alla tecnologia sviluppata dalla startup israeliana Nuance Hearing, acquisita proprio dal colosso mondiale dell’occhialeria a inizio 2023 per dare vita a un importante progetto d’innovazione. Dopo il debutto negli Stati Uniti, a fine 2025 dovrebbe arrivare in Europa. L’azienda ha spiegato che il target a cui si rivolge è quello di chi ha problemi di udito modesti, una fascia di oltre 1,2 miliardi di persone nel mondo. Questa platea che ha un deficit di udito nella fase iniziale tende di solito a mascherare il problema ed è restia a ricorrere agli apparecchi acustici tradizionali. Questi dispositivi, avendo un aspetto convenzionale, possono mascherare la loro funzione ed essere socialmente più accettabili. La tradizionale montatura contiene sei microfoni, una batteria, chip ed elettronica per gestire l’audio. La differenza con gli occhiali normali è nelle asticelle leggermente più voluminose ma sono particolari che è difficile notare. Il dispositivo amplifica la voce delle persone che parlano di fronte e che sono nello stesso raggio d’azione, alleggerendo i rumori ambientali. L’audio viene processato in modo digitale e restituito alle orecchie dai piccoli speaker posizionati nelle asticelle senza che le persone vicine percepiscano il suono. L’autonomia è di circa otto ore - non moltissimo - il sistema di ricarica è però semplice e avviene in wireless appoggiando l’occhiale alla sua base.

La strada degli occhiali intelligenti non è comunque priva di ostacoli: ci sono le problematiche legate alla privacy e alle regolamentazioni internazionali e la concorrenza tra i colossi tech è spietata. Apple, secondo quanto ha riportato l’agenzia di notizie Bloomberg, starebbe lavorando a un paio di occhiali intelligenti proprio sulla falsariga dei Ray-Ban Stories dotati di microfoni, altoparlanti e fotocamere, in modo da poter richiamare Siri, per esempio, oppure registrare brevi video senza dover usare l’iPhone. Il lancio è previsto nel 2027. C’è poi il colosso dell’e-commerce Amazon che sta progettando un modello (il nome ci sarebbe già: Amelia) da fornire ai corrieri per accelerare le consegne. Da quanto è riuscita a sapere l’agenzia Reuters, i fattorini potrebbero individuare il percorso più facile e veloce tramite lo schermo integrato degli occhiali, risparmiando qualche secondo su ogni consegna. Ora l’uso di Google Maps, non sempre è d’aiuto. Inoltre, una volta arrivati a destinazione, i corrieri potrebbero scattare delle fotografie per confermare all’utente dell’avvenuta consegna. Non mancano però i problemi come la batteria con autonomia che non copre un intero turno, poi molti corrieri già indossano occhiali da vista.

Nel business si sono lanciati anche i cinesi. Come scritto dal Financial Times, il responsabile del marchio hardware Xiaodu di Baidu, Li Ying, durante un evento a Shanghai ha presentato dei nuovi occhiali smart definendoli «un assistente personale privato». Il modello sarà lanciato a inizio 2025, ma solo sul mercato cinese. La novità è che usa l’intelligenza artificiale, attraverso Ernie Bot, il prodotto di servizio chatbot di Baidu. Gli utenti potranno interagire con il dispositivo usando la propria voce, porgli domande su ciò che vede, chiedergli di riprodurre musica e invitarlo a tenere traccia del consumo calorico. Inoltre, grazie a particolari telecamere, si possono scattare foto o registrare video.

L’euforia tecnologica, però, non deve far passare in secondo piano la privacy e la sicurezza di questi dispositivi. «L’uso degli occhiali intelligenti è regolamentato dalla stessa legge che protegge la privacy e la sicurezza di altri strumenti tecnologici come smartphone o computer. Sono perfettamente legali ma ciò non toglie che se vengano usati in contesti dove vige un tema di riservatezza e di sicurezza delle immagini, possono sollevare problemi di violazione della proprietà intellettuale, come ha dimostrato il caso dell’ex ministro Sangiuliano e della sua collaboratrice Boccia» dice a Panorama l’esperto di cybersicurezza Pierluigi Paganini. «Ci può essere la violazione della privacy se vengono inquadrate persone senza che queste diano la loro autorizzazione. Inoltre, la duplicazione delle immagini può infrangere le regole della sicurezza. Penso a quando vengono inquadrate aree sensibili come siti militari o quando si violano le leggi di Paesi mediorientali che vietano di ritrarre le donne per strada. C’è il rischio che si faccia un uso superficiale e non consapevole di questi dispositivi». Anche Alessandro Curioni, altro esperto di cybersecurity, afferma che «i problemi sono gli stessi degli smartphone. La differenza è che, mentre per pc e telefonini gli utenti reclamano misure di sicurezza contro i virus e gli hacker, per questi dispositivi nessuno si pone il problema che i dati potrebbero essere sottratti o manipolati». È un fatto ormai che la tecnologia corra più veloce delle normative lasciando scoperti ampi spazi per l’uso indebito dei dati.

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