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Chi è l’attivista Django proprietario dell’appartamento in cui aveva vissuto Magrin

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Andrea Berta, attivista di Django, il centro sociale di Treviso, fino a maggio 2022 non avrebbe immaginato di avere un ruolo nell’esistenza di Marco Magrin.

Prima, cioè, che sua zia Sandra, proprietaria di diversi appartamenti nel palazzo di Strada Castagnole nel quartiere di Monigo, morisse lasciandogli uno degli appartamenti in eredità. Insieme all’immobile sono arrivati anche i debiti connessi a quell’appartamento.

Anni di spese condominiali e bollette non pagate da vari inquilini per un importo di molto superiore ai diecimila euro, una cifra da saldare quanto prima per non aggravare una posizione già tremendamente esposta.

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È da quel maggio che i destini di due uomini cominciano ad entrare in contatto. Il primo, un padovano di oltre 50 anni arrivato a Treviso da qualche anno dopo una vita difficile.

Il secondo, trevigiano doc, cresciuto tra le piazze della città. Un amore per la politica, ma ancor di più per il sociale. Entrambi senza un lavoro stabile.

Andrea studia cooperazione allo sviluppo all’università di Bologna, perché lo slancio verso il sociale è talmente forte da non poterlo ignorare. Dalla teoria alla pratica.

Entra a far parte di diversi progetti, collabora per portare un cambiamento positivo nelle vite di persone in difficoltà, come il Sai, la cosiddetta seconda accoglienza, per favorire i progetti di vita duraturi. Un professionista formato proprio nel campo dell’accoglienza e nell’inserimento delle persone bisognose nella società.

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Ma il destino è beffardo e, allora, capita che nel maggio 2022 si trovi a fare i conti con debiti altissimi lasciati da una zia anziana e di non avere i soldi per coprire quei buchi, diventati ormai voragini.

«Ho pagato oltre dodicimila euro tra spese condominiali e bollette arretrate e sono rimasto senza un soldo, sono disoccupato da quasi un anno», spiega Andrea.

È nell’occhio del ciclone da quando il suo destino è stato legato in modo indissolubile a quello di Marco Magrin, l’inquilino che viveva nell’appartamento di zia Sandra senza versare un soldo da circa due anni e che è morto in un garage di pertinenza dell’appartamento.

«Mi sono sempre dedicato agli altri, ho lasciato a Marco il tempo di organizzarsi, ma dopo due anni il debito è diventato ingestibile, a settembre mi ha detto che era comproprietario di un appartamento a Camposampiero, di aver trovato una stanza e di aver liberato l’appartamento. Gli ho creduto. Sono entrato e ho trovato la casa in pessime condizioni, ma di lui non c’era più traccia. Ho cominciato a pulire e sgomberare e ho cambiato la serratura».

Il mondo si è scagliato contro Andrea. Andrea attivista. Andrea volontario. Andrea che manifesta contro l’amministrazione per gli sfratti degli appartamenti comunali.

«Perché non si è preso cura di Magrin, lui che manifesta?», la domanda ricorrente. «Non potevo occuparmene io, Marco era un soggetto con gravi problemi, necessitava di assistenza specifica, che non potevo certo garantirgli e che avevo richiesto al Comune».