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È finita l’era del check-in online

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Una circolare che dà l’interpretazione, forse definitiva, a un articolo del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza. Alla vigilia dell’inizio del Giubileo, quando Roma e l’Italia dovranno accogliere milioni di pellegrini e un numero ancor più elevato di turisti da tutto il mondo, il Ministero dell’Interno ha inviato a tutti i gestori delle strutture alberghiere sparse sul territorio nostrano un documento ufficiale relativo al self check-in che, per essere valido, non dovrà più avvenire in forma esclusivamente telematica utilizzando strumenti online. Una decisione che era attesa e che è destinata a modificare l’ecosistema del turismo italiano che, da tempo, basava le pratiche di accreditamento presso una struttura alberghiera anche sull’invio telematico di documenti di riconoscimento degli ospiti.

Self check-in, cosa dice la circolare del Viminale

Questa interpretazione vale per tutti. Non solo per gli alberghi e B&B, ma anche per gli host Airbnb e piattaforme similari. Il controllo dei documenti, per essere valido e consentire il rilascio della “chiave” dovrà necessariamente avvenire “de visu” e, come già disposto dalla normativa vigente, le generalità degli ospiti (di tutti gli ospiti) dovranno essere comunicate alle autorità competenti locali per le operazioni di controllo. Ma oltre a questioni di pubblica sicurezza, questa circolare rende di fatto inutili le cosiddette key box: quelle cassettine che troviamo sparse per le strade delle città al cui interno sono custodite le chiavi delle camere per gli affitti brevi. Se l’identificazione dovrà avvenire esclusivamente di persona, le chiavi saranno consegnate di persona.

Ma veramente è stato posto il divieto di self check-in? In realtà, non c’è un’indicazione di questo tipo. Anzi, il Viminale spiega che la raccolta dati – per accelerare le operazioni – potrà avvenire anche in forma telematica precedentemente all’arrivo in struttura dell’ospite, ma si dovrà comunque procedere con con il controllo dei documenti dal vivo. Dunque, la circolare va a toccare l’aspetto della pubblica sicurezza e del decoro urbano, ma non quello della sicurezza dei dati personali online.

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