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La Cecenia nel mirino di Kiev: droni su Groznyj

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La Cecenia è tornata sotto i riflettori internazionali dopo uno degli attacchi con droni più significativi dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina. Nella notte tra il 3 e il 4 dicembre, Groznyj, capitale della regione, è stata colpita da un’incursione che ha danneggiato il reggimento speciale ‘Achmat Kadyrov’. Questo episodio, carico di implicazioni simboliche e strategiche, ha sollevato interrogativi sulla capacità di Mosca di mantenere il controllo su un’area così cruciale e sulla posizione di Ramzan Kadyrov, leader controverso del Caucaso.

Secondo il Ministero della Difesa russo, 35 droni sono stati abbattuti in varie regioni, tra cui Belgorod, Rjazan’, Astrachan’ e Rostov. Tuttavia, l’incursione su Groznyj ha evidenziato la vulnerabilità delle difese aeree russe, rivelando limiti operativi anche in aree considerate strategiche. La vasta estensione geografica degli obiettivi, che ha interessato infrastrutture militari e civili, rappresenta un’escalation mai vista prima nel conflitto.

L’attacco a Groznyj ha causato un’esplosione sul tetto di un edificio del reggimento delle forze speciali cecene intorno alle cinque del mattino. Durante la consueta ‘linea diretta’ con i cittadini, Ramzan Kadyrov ha confermato l’accaduto, segnalando il ferimento di alcuni civili e l’attivazione del protocollo d’emergenza presso l’aeroporto locale. “Non vogliamo la pace con l’Ucraina. I demoni sono ancora vivi”, ha dichiarato il leader ceceno, ricorrendo a un linguaggio infuocato, tipico del suo stile comunicativo. Questa forma di dialogo pubblico, spesso caratterizzata da affermazioni provocatorie, è stata ancora una volta occasione per Kadyrov di alternare aggiornamenti sull’attacco a critiche verso figure istituzionali e battute mirate, in un mix di retorica aggressiva e ironia calcolata.

Colpire Groznyj rappresenta una sfida diretta all’autorità di Ramzan Kadyrov, figura cruciale per il Cremlino ma spesso oggetto di accuse di autoritarismo e abusi dei diritti umani. Come riportato dalla CNN, un episodio simile si era verificato il 29 ottobre a Gudermes, quando droni ucraini avevano preso di mira l’università delle forze speciali. In quell’occasione, Kadyrov aveva ordinato ai suoi uomini di “non fare prigionieri”, salvo poi revocare l’ordine poche ore più tardi.

Durante la sua abituale ‘linea diretta’ con i cittadini ceceni, il leader non si è limitato a commentare l’attacco, ma ha anche lanciato pesanti critiche a figure di rilievo del governo russo, come il capo del Comitato Investigativo Aleksandr Bastrykin e il ministro degli Interni Vladimir Kolokoltsev, accusandoli di “non comprendere le esigenze delle regioni”. Tali esternazioni, unite al suo frequente uso di toni provocatori, hanno alimentato speculazioni su un crescente attrito tra Mosca e Groznyj. Secondo Sergej Šelin, analista politico, queste dichiarazioni potrebbero rappresentare un tentativo di Kadyrov di consolidare la propria posizione nella complessa struttura di potere russa.

In un passaggio più leggero, il leader ceceno ha approfittato della trasmissione per chiudere con ironia una delle voci più curiose che lo riguardavano: il presunto dono di un Cybertruck di Tesla da parte di Elon Musk. Come riportato da Adnkronos, Kadyrov ha dichiarato: “Mi piace scherzare con lui sui social. Non mi ha dato l’auto, non era mia. Me ne sono uscito con uno scherzo…”. Questa vicenda, che aveva generato molteplici speculazioni su un ipotetico legame tra il magnate statunitense e il leader ceceno, sembra così trovare una conclusione. Musk, da parte sua, aveva liquidato la storia definendola “ridicola” e affermando che chiunque ci avesse creduto era “fuori di testa”.

La Cecenia non è stata l’unico teatro di operazioni. A Rjazan’, i droni hanno colpito la base aerea di Djagilevo, un sito strategico che ospita velivoli cruciali per le operazioni russe. Anche Brjansk è stata bersaglio di un tentativo di attacco contro un impianto di microelettronica, mentre a Taganrog, nella regione di Rostov, 12 droni sono stati neutralizzati prima di raggiungere i bersagli. A Novorossijsk, circa 300 chilometri da Taganrog, il sindaco Andrej Kravčenko, temendo il peggio, ha invitato i cittadini a cercare rifugio durante l’azione della difesa aerea.

Questi eventi evidenziano come Kiev non si limiti a colpire obiettivi strategici, ma miri anche a indebolire il controllo russo su aree periferiche fondamentali come il Caucaso, mettendo in luce le vulnerabilità del Cremlino. L’attacco a Groznyj rappresenta molto più di un’operazione militare: è un chiaro segnale della fragilità dell’influenza russa in Cecenia, da sempre pilastro della proiezione di potere moscovita. Le forze speciali di Kadyrov, i famigerati Kadyrovcy, sono spesso finite sotto accusa per abusi in Ucraina e Siria, alimentando dubbi sull’efficacia e l’opportunità di affidare loro un ruolo di tale rilevanza nella strategia russa.

L’opposizione cecena ha riportato danni collaterali all’attacco, documentando un’esplosione in un cortile sulla strada Staropromyslovskij. Immagini del tetto danneggiato sono state rilanciate dai media ucraini, aumentando la risonanza mediatica dell’evento e le sue implicazioni politiche.

La stabilità della Cecenia e del Caucaso sembra oggi più precaria che mai. Secondo numerosi analisti militari, questa escalation segna l’avvio di una nuova fase nella strategia ucraina. Ridurre l’influenza russa su aree di importanza strategica come la Cecenia è considerato un obiettivo cruciale, sottolineano gli esperti. L’evoluzione tecnologica degli attacchi con droni sta infatti mettendo in discussione la supremazia militare e il controllo territoriale di Mosca. Se la Russia non sarà in grado di rispondere in modo efficace, le conseguenze potrebbero estendersi ad altre aree, come l’Abchazia e il bacino del Mar Nero. Per Kadyrov, l’intensificarsi delle tensioni interne, unito agli attacchi esterni, potrebbe indebolire il suo ruolo nel sistema politico russo.

L’attacco a Groznyj non è solo un’azione bellica, ma un messaggio sulla vulnerabilità del potere russo. La Cecenia, già teatro di sanguinosi conflitti, rischia di trasformarsi nuovamente in un epicentro di instabilità. La capacità di Mosca di reagire e ristabilire il controllo sarà decisiva per il futuro della regione e per l’equilibrio geopolitico nel Caucaso.

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