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Emanuela Orlandi, trovato l’ex funzionario che conferma il misterioso volo Roma-Londra chiesto dal Vaticano nel 1983: “Non sapremo mai se lei era a bordo”

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Un ex maresciallo che lavorava come segretario particolare del Ministero della Difesa di recente ha dichiarato che nell’estate in cui la cittadina vaticana Emanuela Orlandi è misteriosamente scomparsa vide che un rappresentante dello Stato Vaticano sollecitò l’allora ministro Spadolini per un volo Roma-Londra dall’aeroporto militare di Ciampino su voli Cai (i velivoli utilizzati dai Servizi Segreti, ndr) per sole quattro persone, e con a bordo solo pilota e copilota.

Secondo Pietro Orlandi il prelato in questione era il cardinal Piovanelli. Quest’uomo oggi ha un nome: Giuseppe Dioguardi, è un ex maresciallo dell’aeronautica ed è stato intervistato ieri per l’ultima puntata della trasmissione televisiva “Far West”.

“Ho lavorato nella segreteria particolare del Ministero della difesa dal 1982 al 1989. Pietro Orlandi e la sua famiglia da troppo tempo non sanno nulla e per queste persone minimo di giustizia va resa”, ha dichiarato ieri davanti alle telecamere. Prima di arrivare al presunto trasferimento di Emanuela Orlandi a Londra, occorre fare un punto sull’unica pista che sembrerebbe portare a qualche brandello di verità sull’oscuro mistero che ha inghiottito la cittadina vaticana quel 22 giugno del 1983.

Il 29 ottobre del 2022, Pietro Orlandi riceve una mail anonima da una persona che gli scrive: “Certo che senza una prova certa tu non potrai mai credermi. Io non ho rapito Emanuela, non ho partecipato al rapimento. Vivo nel Regno Unito ed ero io a consegnare personalmente alcune cose negli alloggi in cui si trovava. Ma siamo stati tutti terrorizzati, minacciati, nessuno parlava, parla o parlerà. Io sto scrivendo con le mani che mi sudano e tremano. Perché ho figli, nipoti e rovinerei la vita a tutti se uscissi allo scoperto. Io come tante altre persone. Il Vaticano è l’unico che dovrebbe parlare ma non lo farà mai”.

Poi la conversazione si è spostata su Telegram dove lo stesso uomo ha raccontato: “Frank Cooper era sottosegretario di Stato permanente e anche Chairman dell’Imperial College di London, in cui Emanuela è stata ricoverata per la gravidanza. L’Imperial College gestiva il St. Mary che era l’ospedale più importante d’Inghilterra. Cooper gestiva l’ospedale. Anche se in pensione, Cooper aveva la carica permanente e continuava a lavorare alla Difesa, ma solo in situazione specifiche. Cooper aveva rapporti col cardinale Poletti che si occupò personalmente del ricovero e di tutto”.

A Pietro sono state anche inviate due lettere del 1993 scambiate tra Poletti e Cooper con evidenti riferimenti alla gravidanza. L’uomo in questione ha detto a Pietro Orlandi di aver militato nei Nar e di chiamarsi Vittorio Baioni, era vicino all’ex terrorista Cristiano Fioravanti. Ma così non è: l’avvocato che difende Baioni, Francesco Falvo D’Urso, rintracciato dalla redazione di Far West, dichiara: “Baioni oggi è un imprenditore che da 40 anni si occupa di nautica. All’epoca era uno studente di buona famiglia. Non è mai arrivato a Londra, non era il carceriere di Emanuela Orlandi, abbiamo presentato una querela contro Pietro Orlandi”.

Quindi, il nome utilizzato da questo interlocutore potrebbe essere stato un ennesimo depistaggio ma questo non smentisce il contenuto delle sue lettere. “Emanuela avrebbe soggiornato per anni a Londra – dice il giornalista d’inchiesta Alessandro Ambrosini che da anni si occupa del caso –, con un controllo ferreo che proveniva da ambienti romani di personaggi che transitavano tra mondi diversi: quello di estrema destra e il mondo criminale. Potrebbe essere stata incinta, troppe cose convergono. In questa pista inglese ci sono cose formalmente false ma il contenuto è verosimile. In ogni depistaggio c’è sempre qualcosa di vero o non sarebbe tale. Londra è una città perfetta per nascondersi”.

Dioguardi conferma davanti alle telecamere: “Un alto prelato fece richiesta di un volo in quei giorni. Era una richiesta atipica e anomala perché il Vaticano viaggiava sempre con Alitalia. Era fine agosto, i velivoli dell’epoca erano i Falco e sarebbe partito per Londra da Ciampino. Ricordo che fu fatto il nome di Emanuela Orlandi per la serie ‘non bastano le indagini che dobbiamo fare, adesso si mettono pure a chiedere i voli’. Ma non sapremo mai se quel volo era per lei”.

Dioguardi è stato ascoltato dalla magistratura italiana che sta indagando su Emanuela Orlandi e dalla commissione bicamerale. Ha chiamato ufficio del promotore di giustizia del Vaticano tre volte “ma si è rifiutato di ascoltarmi. Ho visto una chiusura com’è tipico della loro mentalità, piuttosto che tirare fuori facciamo passare il tempo. Prima o poi le persone moriranno, pensano”, ha dichiarato ieri davanti alle telecamere. Gli inviati di Far West sono atterrati a Londra, in un sobborgo della zona sudorientale della City, al numero 176 di Clapham Road, dove tra il gennaio del 1983 e il 1985 avrebbe vissuto Emanuela Orlandi, come si legge dalla nota spese ritrovata in una cassetta di sicurezza degli Affari Economici del Vaticano. L’edificio oggi contiene ancora dei piccoli appartamenti ed è di proprietà di una congregazione religiosa, quella dei padri scalabriniani. Padre Alberto Vico è l’unico di quei sacerdoti ancora in vita, all’epoca era il fondatore dell’ostello. Oggi dichiara: “L’ostello era aperto a studentesse italiane. La storia di Emanuela Orlandi non mi ha mai interessato. Tra di noi ridiamo di questo, come può essere possibile pensarlo”.

Altro luogo della pista di Londra è Ellerdale Road, dove Camillo Cibin, all’epoca capo della gendarmeria Vaticana avrebbe soggiornato tra il 1985 e il 1988 per venire a controllare Emanuela per conto del Vaticano in una struttura gestita dalle suore marcelline, che tuttavia smentiscono questa voce della nota spese. C’è ancora un altro documento in cui si dice che la dottoressa Leasly Regan avrebbe praticato un aborto su Emanuela Orlandi. E infine c’è l’Hammet Palace, la casa dell’arcivescovo di Canterbury dove George Carey ha vissuto dal 1991 al 2002 e da dove avrebbe scritto la lettera a Ugo Poletti all’epoca arciprete di Santa Maria Maggiore a Roma. Era un invito a discutere personalmente della situazione di Emanuela Orlandi. Al giornalista Tommaso Mattei l’arcivescovo ha negato di aver conosciuto Poletti. Ma riconosce la sua stessa firma sulla lettera.

E infine, l’ultimo tassello, il più inquietante di tutti. Mentre gli inviati di Far West stanno per lasciare Londra, arriva loro la telefonata da parte di una ex dipendente dei Servizi Segreti che dichiara:“Ho lavorato per tanti anni per l’intelligence della polizia di Londra, mi sono sempre occupata del traffico di esseri umani. Di residenze di Padri Scalabrini ce ne sono due a Londra. C’è la residenza vaticana a Wimbledon, e di fianco c’è un ospedale privato e potrebbe essere stato praticato lì l’aborto”. Ospite in studio, Pietro Orlandi ha ribadito ieri quanto sostiene da tempo: “Papa Francesco è a conoscenza di quanto è accaduto a mia sorella, anche Papa Ratzinger lo era. Ho richiesto tante volte di incontrarlo ma mi ha risposto: “Ho troppi occhi addosso”. La verità non potrà essere occultata in eterno. Finché non trovo i resti di Emanuela, ho il dovere di cercarla viva”.

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