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Il sindaco di Colleretto Castelnuovo Querio Gianetto diffamò il suo direttore quando era presidente dell’Unione montana Valle Sacra

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CASTELLAMONTE. Aveva accusato il direttore dell’Unione montana Valle Sacra, Giampiero Bozzello Verole, di aver commesso un falso nell’esercizio delle sue funzioni pubbliche di aver «dimenticato» di chiedere un contributo regionale annuo da 30mila in favore dell’Unione.

Così Aldo Querio Gianetto, 52 anni, attuale sindaco di Colleretto Castelnuovo, allora anche presidente dell’Unione montana, è stato condannato per diffamazione dal giudice di pace del tribunale Ivrea Giampiero Caliendo.

Dovrà pagare una multa di 900 euro, oltre ai danni alla parte civile, sostenuta dall’avvocato Luca Fiore del foro di Ivrea, da stabilirsi in separata sede, per cui però è già stata assegnata una provvisionale di 1.500 euro. Dovrà sostenere anche le spese del giudizio, in cui lui era rappresentato dall’avvocato Francesco Dal Piaz.

Il contesto ha fatto la differenza. Querio Gianetto ha infatti pronunciato le frasi diffamatorie durante una riunione nella sala consiliare di Castellamonte, che si è tenuta il 6 dicembre 2018, alla presenza del sindaco Pasquale Mazza, di altri amministratori e dipendenti comunali.

L’avvocato Fiore ha chiesto danni per 20mila euro anche vista «la presupposta competenza tecnica del diffamante e la notorietà del medesimo».

Punto su cui, c’è poco da eccepire. Querio Gianetto, infatti, è stato anche candidato alla Camera dei deputati con Italexit. Inoltre, durante la pandemia era assurto alle cronache nazionali, facendosi promotore delle proteste con il green pass davanti alla stazione dei carabinieri di Cuorgnè e ancora prima spostando il suo ufficio in piazza, simbolicamente, quando era stata introdotta la misura.

Probabilmente l’accusa più grave era quella di aver concorso in un reato di falso, partecipando a un’assemblea societaria della Segheria Valle Sacra in cui era stato votato un cospicuo aumento di capitale, attraverso un atto falso.

Peccato che secondo il giudice «la veridicità delle affermazioni di Querio Gianetto non ha trovato riscontro e le sue dichiarazioni risultano smentite dalla documentazione in atti, dovendosi condividere le stesse argomentazioni della persona offesa».

Anche per quanto riguarda il bando per i servizi scolastici per i Comuni dell’Unione a cui faceva riferimento Querio Gianetto, il giudice ha stabilito che non si è trattato di una «dimenticanza» di Bozzello Verole, ma che non c’erano i requisiti oggettivi per partecipare. Così le dichiarazioni sono apparse «inveritiere e certamente tali da ledere la reputazione» del direttore dell’Unione montana.