Arbitri e Milan, da Fonseca illazioni inaccettabili
Nel fine settimana della solidarietà agli arbitri per le continue aggressioni subite nelle serie minori, tutti in campo con un segno nero sul volto, a Bergamo è andato in scena lo spettacolo (poco raccomandabile) di un allenatore che ha spiegato la sconfitta della sua squadra con un duro attacco al direttore di gara.
Lo sfogo di Fonseca nel post di Atalanta Milan è stato durissimo nei modi e gravissimo nei contenuti. Il tecnico rossonero non si è limitato a contestare la decisione sul primo gol dell’Atalanta, esercizio legittimo per tutti. Ha evocato mancanza di rispetto prolungata nei confronti suoi e del Milan, una direzione di gara che ha orientato la partita e ha pure fatto riferimento ai precedenti del direttore di gara della sfida, citando il grave errore al Var di meno di un mese fa.
Un crescendo tra un’intervista e l’altra che lascia stupiti, conoscendo misura e signorilità di Fonseca. Il portoghese ha anche detto di non essersi lamentato mai fin qui, ma che tutti gli episodi sono contro il suo Milan. Sarebbe interessante spiegasse quali, visto che, al di fuori della normale contabilità, si ricorda solo il fischio scellerato che ha cancellato una rete al Monza proprio contro i rossoneri.
Nel culmine della sua rabbia Fonseca ha detto che da qui in poi non avrà più "comprensione“ per il lavoro degli arbitri perché sbagliano troppo e sempre contro il Milan. Altro pensiero gravissimo. Ci ha pensato Morata, capitano della Spagna e calciatore con alle spalle una carriera enorme per club in cui ha giocato e trofei sollevati, a precisare di non ritenere utile parlare di arbitri non avendo, il Milan, meritato la vittoria sul campo. Meglio Morata di Fonseca.
E meglio sarà se qualcuno alla procura federale deciderà di prendere visione delle parole del tecnico, deferirlo e possibilmente fermarlo. Non è accettabile spargere veleni sul campionato, tantomeno al termine di una serata in cui il fattore arbitrale è stato limitato se non irrilevante. Ne va della difesa della dignità della Serie A e, in modo meno ipocrita dei soliti gesti e delle solite parole, della tutela di chi, come gli arbitri offre un servizio al calcio.