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“Molto Pop” del comico Fanucchi apre la sezione della stand-up comedy al Miela di Trieste

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TRIESTE È con il comico lucchese Francesco Fanucchi e il suo monologo “Molto pop” che al Teatro Miela, questa sera, 4 dicembre, alle 21, riparte la sezione dedicata alla stand up comedy italiana. Fanucchi, trentenne, oltre alle tournée teatrali dei suoi spettacoli, in TV ha all’attivo la partecipazione al programma “Stand Up Comedy” su Comedy Central ed è stato ospite di “Stasera C’è Cattelan” su Rai2 e di Piero Chiambretti in “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” su Rai 3. In “Molto pop” argomenti della vita quotidiana vengono mischiati al loro lato oscuro, come spunto per fare ironia.

Fanucchi, è uno show tra elementi della cultura “pop” e alcuni più “dark” e a tratti persino un po’ “pulp”?

«Combina elementi considerati leggeri a un linguaggio e dei contenuti ritenuti, magari, più triviali. Cosa che per me però non ha un’accezione negativa. Appartengono anch’essi alla quotidianità e quindi, volendo, sono anche più onestamente pop».

La provocazione c’è, ma non è il fine?

«Non è detto che per forza una persona debba sentirsi inquieta per un monologo comico, anzi essenziale è che si diverta. Per me però in un lavoro che si può considerare ben riuscito, secondo i propri valori e la propria sensibilità, la provocazione è un effetto collaterale. “Molto pop” attraversa molti argomenti, ma la chiave tematica nascosta è il senso di inadeguatezza. Tutti possiamo provarlo in varie situazioni sociali, è ciò che ci rende anche più umani e riderne è liberatorio».

La definiscono caustico. Le piace?

«Mi piace se dicono che sono divertente, poi anche caustico va bene, ma non è il primo aggettivo che amo».

Quando si è scoperto comico e quando caustico?

«Comico a 25 anni, la prima volta che sono salito su un palco e ho notato che il pubblico rideva per cose che avevo scritto, poi lo sono diventato decidendo di vivere di questo mestiere, che necessita di uno sforzo importante e va imparato attraverso l’esperienza. Caustico, invece, forse ho sempre saputo di esserlo, per un certo modo di ragionare, anche di far ridere gli amici con uno sguardo abbastanza spietato sulla realtà».

Sin da bambino è stato molto ghiotto di comicità, innanzitutto italiana.

«Sì, da Verdone, Benigni, Troisi, Dario Fo alla Gialappa’s e Aldo Giovanni e Giacomo. Poi verso l’adolescenza ho scoperto quella americana e quindi il linguaggio più diretto della stand up. E mi sono innamorato di nuovo, perché trovo che riesca a raccontare la realtà contemporanea in modo più graffiante».

Ma non ha perso il primo amore.

«Un linguaggio comico non esclude un altro. L’Italia ha una tradizione importantissima e molto antica. E quando una comicità è intelligente, che sia monologo, sketch o un avvicendarsi di personaggi, e quale sia il suo stile, rimane brillante. Ed è ciò che seduce».

I suoi video sui social totalizzano milioni di visualizzazioni.

«La rete è un modo per far conoscere il mio lavoro, ma la mia dimensione è live, il palco. Alcuni oggi inseguono la chimera del numero dei follower, dimenticando le motivazioni più profonde. Per questo in questo lavoro invece servono un impegno e una costanza che non riguardano solo la comunicazione o la “fama”. Io sono quasi maniacale nell’interrogarmi sempre su quali siano gli argomenti che intendo affrontare e perché, e il senso per cui proprio io sto salendo sul palco a dire delle cose».

A Trieste, ad aprire lo show del comico, sarà un artista della stand up comedy locale, Biagio Cannata. Prevendita su www.diyticket.it, acquisto biglietti al Miela prima dello spettacolo. —