Dopo la condanna all’ergastolo, ecco cosa aspetta ora a Turetta
Che cosa succederà, ora, a Filippo Turetta? Cosa accadrà al 22enne padovano, condannato il 3 dicembre, all’ergastolo per l’omicidio premeditato dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin? Era stato il suo avvocato Giovanni Caruso, nel corso dell’arringa difensiva, a definire l’ergastolo una pena “inumana”; a maggior ragione per un ragazzo di 22 anni, in un sistema giuridico che assegna alla pena un fine rieducativo.
Ma il pubblico ministero Andrea Petroni gli aveva risposto, facendo presente che l’ergastolo, oggi, è ben lontano dalla pena che abita le convinzioni collettive: l’ergastolo ostativo, quello del “gettare la chiave”, previsto per i reati di particolare gravità, sostanzialmente di stampo mafioso.
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E infatti, se nel corso di questi anni Filippo Turetta terrà un “comportamento tale da far ritenere sicuro il suo ravvedimento” - così come si legge nell’articolo 176 della Costituzione - allora, dopo 26 anni di detenzione, potrà chiedere la liberazione condizionale.
Sarà eventualmente il tribunale di sorveglianza a disporla, reintegrando Turetta alla vita sociale, con una sospensione della pena, subordinata alla non commissione di nuovi reati o contravvenzioni della stessa indole.
Ma già prima della liberazione condizionale esistono degli ulteriori istituti giuridici, volti ad accompagnare il condannato in questo percorso di rieducazione e di reinserimento nella società. Tra dieci anni, quando avrà 32, anni, Turetta potrà iniziare a chiedere i primi permessi premio, per uscire dal carcere per periodi limitati e sempre a determinate condizioni. E, tra venti, potrà chiedere la semilibertà, per lavorare o studiare all’esterno del carcere, pur con l’obbligo di rientrare in cella alla conclusione di queste attività.
Come la liberazione condizionale, anche i permessi premio e la semilibertà sono concessi dal tribunale di sorveglianza, chiamato a decidere sulla base del comportamento del detenuto.
Questo, chiaramente, vale allo stato attuale: la condanna all’ergastolo. Ma il legale di Turetta, Giovanni Caruso, ha già fatto sapere l’intenzione del suo assistito di ricorrere in appello, all’esito del quale la pena potrebbe divenire meno grave. E, di conseguenza, si accorcerebbero pure i tempi per la concessione di queste misure premiali.