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Area ristorazione, coworking, uffici e un hotel: il Comune sblocca il progetto dello stadio 2.0

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UDINE. Sette anni dopo la prima richiesta ufficiale, depositata al tramonto dell’amministrazione di Furio Honsell, il Comune sblocca il progetto per completare l’ammodernamento del Friuli con l’ok ai lavori che l’Udinese Calcio ha intenzione di realizzare nella “pancia” dell’impianto dei Rizzi. La giunta di Alberto Felice De Toni, infatti, ha approvato il via libera all’operazione che consentirà adesso alla società bianconera di avviare le interlocuzioni per la costruzione di una serie di opere ritenute fondamentali per rendere lo stadio fruibile 365 giorni l’anno. Il tutto, tra l’altro, superando pure la conferenza dei servizi comunale ed evitando, così, qualsiasi possibile scivolone tecnico e politico.

Il progetto

Riavvolgendo i nastri della memoria di una decina d’anni, vale la pena di ricordare come, dopo aver completato la principale fase di ristrutturazione dello stadio Friuli investendo poco meno di 40 milioni di euro, l’Udinese ha presentato all’allora amministrazione Honsell (correva l’anno 2017) un progetto da ulteriori 17 milioni per rendere l’impianto usufruibile al di là delle giornate di gara.

Il piano prevedeva (e prevede ancora) la costruzione di una struttura riabilitativa, un centro congressi, una birreria, il museo dello sport e una piscina. L’ultima opera, tra l’altro, rappresenta una delle strutture da mettere a disposizione della città per rispettare i criteri di interesse pubblico alla base del partenariato pubblico-privato che ha consentito a palazzo D’Aronco di lasciare il Friuli in concessione all’Udinese Calcio per 99 anni. Spazio, poi, a negozi di abbigliamento, punti vendita del settore tecnologico, farmacie e negozi sanitari. A queste si aggiungeranno le aree di ristorazione e somministrazione, aree coworking, uffici professionali e, almeno in via teorica, un hotel.

Niente conferenza dei servizi

Non è certo un mistero, tornando al recente passato, che i rapporti tra l’amministrazione di Pietro Fontanini e i vertici della società di calcio non fossero idilliaci, ma con l’ingresso in municipio di De Toni e il ritorno di Alessandro Venanzi, il dialogo tra Comune e Udinese è ripreso. Uno dei problemi da superare riguardava l’eventuale ricorso alla conferenza dei servizi che avrebbe allungato i tempi della procedura e rischiato di complicare il prosieguo.

La soluzione, in questo caso, è stata trovata su indicazione della stessa società bianconera, attraverso un’autorizzazione amministrativa che rientra nel piano regolatore comunale. L’Udinese, in poche parole, ha deciso di sfruttare un articolo della norma fatta approvare dall’ex ministro dem Graziano Delrio nel 2014, e confermata nelle pieghe della riforma dello sport dello scorso anno firmata dal meloniano Andrea Abodi, che consente di bypassare i Comuni in opere di questo genere e di rivolgersi al Governo per ottenere il via libera ai lavori.

Una strada, questa, che può essere intrapresa a condizione che un’amministrazione non risponda entro 90 giorni dalla richiesta di autorizzazione. Considerato, poi, che la domanda bianconera era datata 2017, questa più che una via stretta ha sempre avuto le sembianze di un’autostrada a tre corsie. E se restano sempre da definire alcuni aspetti legali, è chiaro che la decisione di ieri viene vista con grande soddisfazione dai vertici dell’Udinese Calcio. «Finalmente abbiamo la sicurezza – ha commentato il direttore amministrativo Albergo Rigotto – di poter procedere e, quindi, possiamo cominciare a interpellare imprese e aziende interessate a investire nel progetto. Ringrazio per il grande lavoro svolto gli avvocati Andrea Franchin e Luca De Pauli, che in questi anni non hanno mai mollato, e l’ingegner Stefano Costantini, latore del progetto».

Amministrazione comunale

Pollice alto anche a palazzo D’Aronco. «Abbiamo lavorato un anno – ha commentato De Toni – per arrivare a questa soluzione. Non è stato facile, ma il risultato è ottimo per tutti». A fargli eco, in Comune, ci ha pensato Venanzi. «Tra le note positive – sostiene il vicesindaco e assessore al Commercio – c’è anche il fatto di aver vincolato la società a non superare i 1.500 metri quadrati di superficie commerciale, cioè di negozi, sui 18 mila 450 totali. Personalmente, poi, sono molto soddisfatto dell’accordo che senza dubbio completa l’iter avviato sette anni fa, ma allo stesso tempo consente di realizzare uno strumento di ulteriore attrattività per la città di Udine garantendo una maggiore complementarietà dell’offerta».