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Femminicidio di Vanessa Ballan, Fandaj rinviato a giudizio: rischia l’ergastolo

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È stato rinviato a giudizio per omicidio volontario, con le aggravanti della premeditazione e dell’aver commesso il fatto contro una persona con la quale aveva avuto un rapporto sentimentale, Bujar Fandaj, l'imbianchino kosovaro che il 19 dicembre del 2023 uccise l'ex amante Vanessa Ballan, 26 anni di Riese, cassiera di un supermercato del paese. La prima udienza del processo è stata fissata per il 12 febbraio prossimo.

La decisione è stata presa dal giudice delle udienze preliminari Piera De Stefani. All'udienza erano presenti i famigliari di Vanessa e il suo assassino Fandaj che ha chiesto scusa prima che iniziasse l'udienza.

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«Chiedo scusa a tutti - ha detto in aula, senza mai alzare lo sguardo - non avrei mai voluto farle del male».
Il padre della vittima ha anche tentato di avvicinarsi a Fandaj per guardare negli occhi l'assassino della figlia ma una guardia carceraria l'ha bloccato, temendo contatti fisici.

All'imputato vengono contestati anche la violazione di domicilio della casa di via Fornasette a Spineda con l’aggravante di aver distrutto una porta per accedere nell’abitazione, il porto d’armi da taglio (due coltelli da cucina) atte a offendere senza giustificato motivo e la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, in altre parole il revenge porn.

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Quando Fandaj scoprì che Vanessa voleva tagliare i ponti con lui, il kosovaro inviò per vendetta al compagno Nicola Scapinello un video di un rapporto avuto assieme alla Ballan.

Fu quella la goccia che fece traboccare il vaso e indusse la cassiera dell’Eurospin di Riese ad andare dai carabinieri a denunciarlo per stalking.

Un’accusa che però non ha retto nel corso delle indagini che hanno dimostrato come tra i due ci fosse reciprocità nelle telefonate e nei messaggi e non erano a senso unico, come in genere succede per chi è accusato di atti persecutori. Non solo, nel cellulare di Fandaj è stato trovato un selfie con Vanessa scattato il 24 ottobre 2023, pochi giorni prima della denuncia per stalking sporta dalla Ballan.

Era dunque indimostrabile l’accusa di stalking che prevede la paura del proprio persecutore e la modifica delle abitudini di vita a causa del suo comportamento.

L’artigiano kosovaro è reo confesso dopo aver sottoscritto una memoria difensiva in carcere, nel gennaio scorso, nella quale ha ammesso di aver ucciso l’ex amante ma solo per difendersi da un’aggressione con il coltello da parte della donna.

Una ricostruzione inverosimile, secondo gli inquirenti, per cercare, in qualche modo, di evitare l’aggravante della premeditazione per la quale rischia l’ergastolo.