Il calcio italiano sotto attacco cyber
Siamo di fronte a un colpo al cuore della nazione perché, quando la vittima di un attacco ransomware è una squadra di calcio di Serie A, nessuno resta indifferente. Dopo la mamma, il calcio è l’unico vero grande amore di noi italiani e la proditoria aggressione ai sistemi del Bologna non ha lasciato indifferente nessuno. In effetti i siti web di tutta la stampa nazionale hanno dato ampio spazio alla notizia e anche quella internazionale, complice la presenza del club in Champions League, non ha mancato di riportare la notizia. Il fatto è senza dubbio grave, ma non meno di altri che passano sistematicamente sotto silenzio o quasi. A tal proposito, negli stessi giorni dell’attacco al Bologna, cadeva sotto i colpi dei criminali la SNATT, società leader nella logistica dei capi di abbigliamento curiosamente con sede a Reggio Emilia. Le conseguenze dell’aggressione ransomware ha costretto l’azienda a mettere in cassa integrazione per una settimana più o meno 500 lavoratori, tra dipendenti diretti e lavoratori impiegati in appalto nei diversi stabilimenti. Se, come dicevano il Bologna ha avuto una copertura mediatica di rilievo, la notizia del blocco dei sistemi SNATT ha trovato spazio giusto sulle pagine della cronaca di Reggio Emilia del Resto del Carlino. Con tutto il rispetto e la simpatia per il Bologna, mi sembra che il caso SNATT meritasse non meno attenzione. Tuttavia, come ho scritto sopra, quando in Italia si parla di calcio la questione diventa immediatamente di interesse nazionale. Capita così che, mentre mi accingo a mettere la parola fine a questo breve commento, un gruppo di cyber criminali noto come Bashe rivendica l’esfiltrazione di un terabyte di dati dai sistemi della M-I stadio S.r.l., l’azienda compartecipata da Inter e Milan che gestisce lo stadio di San Siro, e sulla home page del Quotidiano Nazionale (versione appunto nazionale del gruppo editoriale di cui fa parte il Resto del Carlino) la notizia trova spazio nel giro di poche ore. Il gioco si fa duro.