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Roccella sulla cybersicurezza: “Non facciamo crociate contro i social, vogliamo consapevolezza”

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“Non è assolutamente una crociata contro i social media, sappiamo che rappresentano sia un’opportunità che un rischio, come tante delle cose che la modernità ci ha proposto. Quello che vogliamo e che dobbiamo fare è innanzi tutto aumentare la consapevolezza”: a dirlo il ministro della Famiglia Eugenia Roccella nel corso del convegno ‘Il contrasto alla criminalità tra l’utilizzo dei social, cybercrime e nuove dipendenze’, organizzato a Palermo dalla società “Magna Grecia”.

Per la titolare del dicastero è importante “informare, sia i protagonisti, quindi giovani, sia gli adulti di riferimento, ovvero i genitori e gli insegnanti. Tra gli altri obiettivi determinanti secondo lei, c’è anche “una volontà e una capacità di controllo, da parte soprattutto della famiglia, su come vengono usati i nuovi mezzi tecnologici dai ragazzi”.

Roccella e la cybersicurezza in merito alla pornografia

“In Italia abbiamo messo in campo il divieto di accesso per i giovani ai siti pornografici. Tra poco dovrebbe arrivare il parere dell’Europa e vedremo come funziona – ha sottolineato il ministro Roccella durante il suo intervento  – si tratta di una questione fondamentale perché i siti pornografici sono molto violenti e molto offensivi nei confronti delle donne e abbiamo visto che l’età in cui si accede e diventata davvero molto precoce, addirittura 6/7 anni”. Inoltre, l’esponente politica ha parlato del decreto Caivano, in cui le istituzioni hanno inserito “il parental control, un’app che già c’era me di cui vogliamo incrementarne l’uso, sollecitando la responsabilità educativa della famiglia, oltre che della scuola, attraverso una capacità di controllo che non è un divieto”.

“Più che vietare, bisogna informare”

Per quanto concerne i divieti, Eugenia Roccella ha detto «Credo che più che vietare la cosa migliore sia educare e quindi informare, avere un rapporto con questi ragazzi che ormai hanno come riferimento soprattutto il gruppo dei pari ed è lì che si creano problemi. Lo vediamo soprattutto con le forme di bullismo». Il ministro ha poi concluso spiegando che “è fondamentale tornare ad avere come comunità educativa, e in particolar modo dalla famiglia, una responsabilità di controllo e di rapporto con questi giovani. Non credo che il divieto indiscriminato possa servire”.

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