Il rugby Casale piange Samuele, morto in moto a 21 anni: aperta un’inchiesta
Gli amici, il rugby e la moto. Samuele Lazzari se n’è andato sabato pomeriggio.
E vicino al luogo dell’incidente sono arrivati gli amici a piangere la sua scomparsa: «Ciao angioletto, corri lassù» scrivono sui social. «Ciao piccolo angelo», allegando un cuore, «Ciao Sam».
Sam era una colonna del Rugby Casale: ha giocato con la palla ovale dall’età di 8 anni fino alla U18, quando aveva smesso dopo il primo incidente in moto.
C’è un’indagine in corso per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente in moto che sabato sera è costato la vita al 21enne, finito contro una Clio: gli agenti della polizia locale hanno effettuato ulteriori accertamenti.
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Walter Meneghetti, vicepresidente Rugby Casale da pochi mesi, ha incrociato tra i campi sportivi Samuele ancora quando era un bambino: «Conosco bene il papà e conoscevo la mamma. Samuele ha cominciato a giocare con noi a 8 anni, è sempre stato un ragazzino tranquillo e bravo, non lo dico per circostanza, è davvero così. Era rispettoso, una di quelle persone che crescono bene nell’ambiente giusto».
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Nell’incidente in moto del 2021, quando aveva 18 anni, Samuele ha riportato fratture che gli hanno impedito di continuare a giocare a rugby.
Ma questo non gli aveva mai impedito di continuare a frequentare l’ambiente: «Era sempre disponibile a darci una mano, sia ad allenare i bambini che a seguire la U18, sua ex-squadra, come accompagnatore fino all’anno scorso. Aveva delle bellissime amicizie con ragazzi che tuttora giocano noi. I ragazzi della prima squadra, dopo la vittoria a San Donà di ieri, sono scoppiati a piangere alla fine, hanno dedicato la gara a Samuele. È stato un momento bello e toccante, si sono resi tutti conto di aver giocato per rendergli onore, ovviamente la tragedia ci ha toccato tutti nel profondo».
Il padre Roberto e la madre Sandra, morta più di 10 anni fa a causa di un tumore, sono rimasti sempre vicini all’ambiente rugby del figlio: «Era il nostro mediano di mischia - prosegue Meneghetti - e amava andare in moto, da quando aveva 16 anni girava così. Dal 125 in su era sempre sulle due ruote, la sua passione ce l’ha portato via. Come medico sociale l’ho rimesso in sesto più di qualche volta, il padre non giocava ma l’ha sempre seguito con grande disponibilità. Era presente per il figlio e per le squadre quando ce n’era bisogno. Da questa stagione non seguiva regolarmente le squadre da accompagnatore, ma passava frequentemente quando aveva tempo, soprattutto il lunedì sera».
Il campo restava un punto di ritrovo per andare a trovare gli amici della cadetta: «Si faceva vedere spesso per seguire le partite della seconda squadra, formazione in cui giocano i suoi ex-compagni. Lo ricordiamo per essere sempre stato umile e gentile, sono valori che dimostrava sempre con noi» conclude Meneghetti.