Difende un amico, lo massacrano con calci e pugni: sei giovanissimi arrestati a Sorrento. La vittima 18enne è da un mese in ospedale
La vittima del pestaggio, C. G., ha poco più di 18 anni. Ha rischiato di perdere un occhio (che si era disallineato), ha perso un dente, gli hanno fratturato la mandibola, lo zigomo, alcuni nervi, ed è ancora in ospedale, a distanza di un mese e mezzo dall’aggressione. Ha subito danni permanenti, come ha spiegato agli investigatori il chirurgo che lo ha in cura, e che gli ha dovuto ricostruire la faccia spappolata dai calci e dai pugni inferti quando era già a terra e senza difese.
La violenza è stata feroce e vigliacca: in sei contro uno, di spalle. Sei giovanissimi, poco più che maggiorenni, residenti tra Sorrento, Sant’Agnello e Piano di Sorrento, gli hanno teso un agguato davanti al bar Mediterraneo di Sorrento. La sua colpa? Aver provato a difendere un amico, anche lui picchiato ma senza gravi conseguenze, che poco prima era finito nel mirino del ‘capobranco’ perché stava frequentando la sua ex fidanzata. Pochi secondi prima di essere percosso, C. G. si era tolto il giubbino. “We scemo vieni qua”, gli hanno detto, convinti che quel gesto fosse un affronto. Prima di iniziare a colpirlo selvaggiamente.
I fatti sono successi la tarda sera del 16 ottobre e da poche ore i sei aggressori, Flavio Blanchi, Andrea Coppola, Roberto De Simone, Renato Lavano, Emanuele Ferola, Antonio Terminiello, sono stati arrestati su decisione del Gip di Torre Annunziata Emanuela Cozzitorto. La misura cautelare è arrivata al termine di rapide indagini condotte dai carabinieri di Sorrento, agli ordini del maggiore Ivan Iannucci e del maresciallo Tommaso Canino. “La notevole gravità del fatto di reato accertato induce a ritenere misura idonea almeno quella degli arresti domiciliari richiesta dal pm”, e quell’ “almeno” è il passaggio dell’ordinanza che fa capire che se la Procura guidata da Nunzio Fragliasso avesse chiesto il carcere, il giudice probabilmente lo avrebbe disposto. Il pm si è anche dimenticato di chiedere il divieto di comunicazione a terzi per gli indagati, che quindi potranno continuare a chattare, videochiamare e utilizzare senza limiti i loro computer da casa.
Poco male. I sei del branco comunque ora sono agli arresti, mentre C. G. prosegue le sue terapie in vista di una guarigione che non sarà rapida: i dottori parlano di otto mesi, un anno. Lesioni gravi, quindi perseguibili d’ufficio, che non necessitano di querela, che la vittima in ogni caso aveva sporto. Mentre l’amico, G. D., pure lui aggredito ma per fortuna senza danni particolari, per il momento ha deciso di non querelare. Ha ancora una quarantina di giorni per cambiare idea. E non lasciare solo C. G. quando ci sarà il processo.
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