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Ноябрь
2024

Fibronit, il giorno dopo lo shock: «Un ricorso alla Corte Europea»

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BRONI. Un ricorso di fronte alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro l’archiviazione delle morti per amianto a Broni. È questa l’ipotesi che sta circolando negli ambienti legali e delle associazioni dei familiari delle vittime, supportata anche dal vicepresidente del Senato, Gianmarco Centinaio, qualora fosse confermata l’archiviazione del secondo filone del processo Fibronit. «È una proposta che siamo pronti a valutare» il commento del presidente Avani, Silvio Mingrino, che l’aveva già lanciata dopo le assoluzioni del primo processo. «Voglio esprimere tutta la mia solidarietà alle famiglie delle 470 persone che sono morte dopo aver respirato per anni la polvere di amianto della Fibronit di Broni – ha commentato ieri Centinaio -. Posso solo immaginare quanto siano deluse dalla richiesta di archiviazione formulata dalla procura di Pavia e trovo legittima la loro intenzione di portare questo caso anche di fronte alla Corte europea dei diritti dell’uomo, qualora il gip dovesse decidere di archiviarlo».

L’interrogazione di Centinaio

Tra l’altro, Centinaio ha appena presentato in Senato un’interrogazione alla ministra del Lavoro sul Fondo nazionale per le vittime dell’amianto, con sviluppi che potrebbero riguardare anche gli esposti pavesi. «Porto ancora dentro di me la commozione dopo aver partecipato nelle scorse settimane alla messa in suffragio di quegli ex lavoratori di Broni – aggiunge il senatore leghista -. Il Fondo nazionale per le vittime dell’amianto è stato messo sotto osservazione dalla Commissione europea per un presunto aiuto di Stato in particolare a Fincantieri. Io penso che quei soldi debbano andare a chi porta addosso le conseguenze di anni di lavoro a contatto con l’asbesto e alle famiglie di chi per questo motivo non c’è più». Per il sindaco di Stradella, Gianpiero Bellinzona, che ha perso il fratello e il cognato per il mesotelioma, «non è solo Broni ma tutto il territorio a non avere avuto giustizia per questa sentenza, perché qui non c’è famiglia che non sia stata colpita direttamente o indirettamente da malattia e lutti – sottolinea -. Noi comunque continueremo il nostro impegno, insieme al Comune di Broni, per l’allargamento del Sin (Sito di interesse nazionale) al territorio delle due città». E di «sentenza che lascia l’amaro in bocca» parla, infine, il consigliere nazionale di Legambiente, Patrizio Dolcini. «Al di là della responsabilità penale, che potrebbe anche non esserci, quello che colpisce è il fatto che si sminuisca per l’ennesima volta il dramma della Fibronit e gli effetti della sua presenza per Broni e tutto il territorio, non riconoscendo la connessione diretta tra produzione dell’amianto e morti, quando ci sono dati inoppugnabili delle indagini epidemiologiche effettuate sul territorio che lo dimostrano – afferma Dolcini -. È una sentenza che suscita perplessità perché, da una parte, lascia aperta la partita degli indennizzi per i familiari delle vittime e degli ammalati, dall’altra, lascia aperta una ferita dal punto di vista etico perché esiste una responsabilità dello Stato e di chi produceva amianto che non ha svolto attività di riconoscimento e indagine rispetto alla pericolosità di quelle materie. Su questo aspetto, infatti, erano emersi indizi ben prima che si intervenisse con le leggi».

Oliviero Maggi