La tregua tra Hezbollah e Israele (per ora) regge mentre Netanyahu manovra per evitare l’arresto
La tregua tra Hezbollah e Israele, nel suo primo giorno, sembra mantenersi stabile. L’Idf ha annunciato di aver sospeso i combattimenti per concentrarsi sull’attuazione dell’accordo, mentre i miliziani filo-iraniani non hanno sparato dalle 4 del mattino.
In serata, Hezbollah ha proclamato «la vittoria» contro Israele, mentre l’esercito israeliano ha imposto un coprifuoco dalle 17 di mercoledì alle 7 di giovedì, vietando il passaggio a sud del fiume Litani e sparando colpi di artiglieria contro movimenti sospetti al mattino.
«L’Idf è dispiegato nel Libano meridionale in conformità con la prima fase del cessate il fuoco», ha comunicato il portavoce dell’esercito sui social, su ordine del premier Netanyahu e del ministro della Difesa Katz. Anche l’esercito libanese ha esortato i residenti del sud a non tornare nei villaggi prima del ritiro delle truppe. Il divieto non coinvolge altre zone del Paese, da Beirut a Tiro fino a Nabatye. Nella capitale, la tregua ha visto un rapido ritorno della popolazione nei quartieri, mentre un video del figlio del defunto leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah, è diventato virale: Mahdi Nasrallah celebra «la vittoria» tra le macerie della sua casa distrutta a Dahyeh.
Nel Paese si sono formate lunghe colonne di veicoli carichi di persone e beni, con molti in viaggio verso casa. Nel nord di Israele, secondo dati ufficiali, circa 12.000 evacuati, pari al 20% dei residenti, sono già rientrati nonostante i gravi danni alle infrastrutture. L’Idf ha ora 60 giorni per ritirarsi, con l’esercito libanese che assumerà gradualmente il controllo del sud del Paese. Un comitato, guidato dagli Stati Uniti, monitorerà l’attuazione dell’accordo, mentre mezzi militari libanesi sono stati avvistati in movimento verso sud.
La popolazione ha assaporato il primo giorno di calma dopo l’inferno di martedì, quando, poche ore prima della tregua, Hezbollah aveva lanciato droni e missili verso Israele, che aveva risposto con bombardamenti su 360 obiettivi paramilitari. Uno degli attacchi più devastanti ha distrutto una fabbrica segreta di missili terra-superficie con cento bombe anti-bunker, pianificato come «attacco finale» contro Hezbollah.
Sul fronte politico, la tregua ha generato reazioni immediate. Abu Zuhri, funzionario di Hamas, ha espresso speranza che l’accordo possa spianare la strada alla fine della guerra a Gaza. Milizie filo-iraniane in Iraq hanno dichiarato di valutare la cessazione dei lanci di razzi contro Israele. Il negoziatore americano Amos Hochtstein, parlando pubblicamente dell’accordo, ha sottolineato il ruolo positivo dell’Iran nel sostegno all’intesa e nella possibilità di esercitare pressione su Hamas.
In Israele, il premier Netanyahu ha affrontato una questione spinosa legata alla Corte Penale Internazionale. Lo Stato ebraico ha notificato un appello contro il mandato di arresto e chiesto la sospensione della custodia cautelare, in un’azione all’ultimo momento prima della scadenza di mezzanotte.
Sul tema, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha evidenziato la necessità di un approfondimento giuridico con gli altri Paesi dell’UE, mentre anche il ministero degli Esteri francese ha riconsiderato la propria posizione. I media israeliani, tra cui Kan e Haaretz, hanno rivelato che Israele ha condizionato la partecipazione della Francia all’accordo alla dichiarazione pubblica di non voler eseguire il mandato contro Netanyahu.
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