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Ноябрь
2024

«Age Pride», l’inno in difesa della vecchiaia contro i pregiudizi della società moderna

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L’attrice Alessandra Faiella, accompagnata dalla violoncellista Chiara Piazza, porterà venerdì sera (ore 21) sul palco del Sociale di Stradella lo spettacolo “Age Pride”, tratto dall’omonimo libro di Lidia Ravera. Un inno a una vecchiaia tutta da inventare, lontano da stereotipi e pregiudizi che spesso imprigionano chi avanza con l’età. Milanese, classe 1962, Faiella dopo molti anni a teatro ha esordito in tv nel 1996 in Producer con Serena Dandini. Poi Zelig, Mai dire domenica con la Gialappa’s, il cinema.

Age Pride è un’arringa in difesa della terza età?
«Sì, sì, proprio così. Dal libro di Lidia Ravera, una sorta di pamphlet, serio, ma anche ironico sulla terza età, ne abbiamo tratto uno spettacolo – spiega l’attrice e scrittrice milanese –. Il progetto è partito dal teatro Franco Parenti, in collaborazione con la Fondazione Ravasi, che si occupa di problemi della terza età, che ha contattato me e la regista Emanuela Giordano per realizzare la messa in scena. Durante lo spettacolo, ho avuto carta bianca di relazionarmi col pubblico, di fare una sorta di happening, di dibattito, dove il pubblico viene spesso coinvolto. È un’arringa appassionata, a volte spietata, che però è diventato anche un momento di leggerezza e ironia».

Il tempo visto come opportunità e non come nemico.
«Ravera ha voluto sottolineare come tutti i luoghi comuni, i pregiudizi, le convenzioni, gli stereotipi legati all'età ci impediscano di vivere questo momento della vita, ci limitano, ci rendono pavidi e conformisti; perché sei guardato strano se ti permetti di fare cose che facevi a trent’anni. È un inno alla libertà e al desiderio di decidere di se stessi a prescindere dall'età ed è anche un invito a mischiarsi tra generazioni».

Anche perché è la società che spinge la gente ad essere sempre giovane.
«È un tema dello spettacolo, la pressione sociale legata a un fortissimo business dell'anti-invecchiamento, soprattutto per quello che riguarda le donne, ma ormai anche gli uomini. Ci vogliono, non giovani ma “giovaniformi”, per cui si utilizzano tutte le strategie, anche quelle più invasive, che onestamente mi lasciano molto perplessa. Questa manipolazione dei visi, dei corpi, è molto inquietante, e anche pericolosa, leggendo le ultime cronache».

Si è rispecchiata nel testo della Ravera?
«Devo dire che questo testo mi ha aiutato molto e spero che aiuti anche tante altre persone. Perché io ero un po' in un momento di ripiegamento su di me, mi sentivo un po' stanca, un po' stufa, un po' di vicende personali, un po' di delusioni. E devo dire anche che mettere in scena questo testo mi ha dato proprio una sferzata di nuovo ottimismo».

Si parlava prima del confronto tra generazioni, che non deve essere una sfida, ma un arricchimento.
«Sì, esatto. Uno degli altri limiti della nostra società è quello di separare le persone, creare queste guerre tra esseri umani, giovani contro anziani, adulti contro adolescenti. Ciò è molto triste e soprattutto non è proficuo perché, se c'è una cosa meravigliosa nei cambiamenti legati all'età, è la possibilità di uno scambio, di offrire l'esperienza per chi ha più esperienza e di offrire la freschezza, l'innovazione, la curiosità per chi è più giovane».Oliviero Maggi