Migranti, il trucco di Casarini contro il governo: usa un piccolo veliero per aggirare i decreti. La strategia
Con il fermo della Mare Jonio cosa può fare l’ex no global Luca Casarini per sfidare il governo? Mettere in mare un altro veliero, si tratta della barca a vela Safira in modo tale che la Ong Mediterranea Saving Humans può porre in essere un trucchetto:mettere in mare un veliero di piccole dimensini che opererà soprattutto fuori dalle acque territoriali prospicienti Lampedusa. La Mare Jonio si trova in stato di fermo perché he non dispone delle certificazioni per effettuare operazioni di ricerca sistematica di persone in mare. Anche il nuovo veliero messo in mare non ha alcuna autorizzazione a effettuare il salvataggio, essendo una normalissima barca da diporto. E’ di un’associazione di Trapani – leggiamo dal Giornale – ed è usata per fare escursioni nel Mediterraneo.
Casarini e la strategia delle “piccole barche”
Siamo alle solite provocazioni di Casarini che già dopo il fermo amministrativo della Mare Jonio aveva sfidato il governo: “Secondo voi noi obbediremo all’ordine di non soccorrere? E infatti, eccolo provocare utilizzando questa piccola barca a vela che solitamente è impiegata per altro. Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Saving Humans, appoggia in pieno Casarini. L’imbarcazione infatti è piccola, la Ong non deve accolalrsi tropper spese e soprattutto è funzionale alla strategia delle piccole barche che servono per aggirare i decreti Piantedosi: un veliero proprio per le sue contenute proporzioni non può essere mandato in un porto sicuro lontano, come hanno spesso piagnucolato le Ong. Pertanto, la “piccola” Safira potrà ottenere solo Lampedusa come porto in caso di recupero di migranti.
Mentre la Mare Jonio è ferma, Casarini si attrezza per sbarcare i migranti a Lampedusa
Si tratta dell’ennesimo capitolo dela braccio di ferro Ong e governo. Mare Jonio, dopo esser stata sottoposta per la terza volta a un fermo amministrativo sulla base del decreto legge Piantedosi in seguito al soccorso di 83 persone nell’ottobre scorso – spiegano da Mediterranea – deve entrare in cantiere per la visita ‘a secco in bacino’ (dry-dock) prevista ogni tre anni dal Registro navale italiano (Rina). E non potrà perciò essere operativa per un certo periodo”. Ma la “battaglia” contro il governo non si ferma. “Da oggi (Safira ndr) pattuglierà navigando per una settimana nelle acque internazionali a sud di Lampedusa – spiega Danny Castiglione, capomissione a bordo -. Nelle ultime settimane abbiamo preparato la barca, attrezzandola dal punto di vista tecnico con tutti i dispositivi necessari. E abbiamo imbarcato un equipaggio di attiviste e attivisti di Mediterranea che comprende un team completo di soccorritori, medici e paramedici. Siamo pronti a intervenire“.
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