Autovelox spenti, un buco milionario: i comuni trevigiani tra ricorsi e mancati introiti
A sette mesi dalla sentenza con cui la Cassazione, sulla base di un ricorso partito da Treviso, ha dichiarato l’illegittimità delle multe staccate dai velox di tutta Italia, il famoso problema della mancata omologazione non è stato risolto.
Non ha mosso penna il Ministero delle Infrastrutture, né il governo in generale lasciando comuni e polizie stradali con i rilevatori di velocità amministrativamente non idonei (tutor compresi). Ma non solo.
Il problema della lotta all’alta velocità si unisce in questi giorni anche alla quantificazione degli ammanchi di cassa.
Nella provincia di Treviso i mancati introiti sono una perdita milionaria, non rimpiazzabile e molto problematica in anni in cui le amministrazioni sono alle prese con costi energetici cresciuti, costi delle materie prime impennati e mai calati, costi per servizi lievitati a fronte di un gettito di base stabile. Risultato? Tocca chiudere il bilancio con tasche più vuote, che impongono di necessità progettazioni future più magre.
Un po’ di numeri
Il Comune di Paese ha recentemente approvato una variazione di bilancio in cui mette nero su bianco ben 250 mila euro di mancati introiti. Il Comune di Villorba, che sta facendo come tutti i conti per la chiusura della cassa 2024, si prepara a tagliare più di 100 mila euro di incassi.
Casier, che come altre amministrazioni dell’hinterland ha spento i rilevatori mobili e fissi dopo la sentenza, prevede oltre 150 mila euro di mancati introiti. Per ogni municipio un bilancio più magro. E la provincia non è da meno.
«Noi abbiamo un solo autovelox installato in una strada provinciale ed è quello di Riese Pio X» allarga le braccia Stefano Marcon, «prevediamo dai 200 ai 300 mila euro di mancati introiti».
Il caso Treviso
Si potrebbe pensare che il problema non riguardi Treviso, dove il sindaco Mario Conte ha ritenuto di non dover spegnere gli autovelox e di fatto ha continuato a staccare sanzioni – oltre mille nei soli tre mesi dopo la sentenza – sfidando anche le denunce penali dell’associazione Altvelox. E invece anche Treviso ha la sua gatta da pelare: i ricorsi.
Dalla sentenza ad oggi il numero degli automobilisti che hanno fatto ricorso contro le sanzioni dai velox della tangenziale sta crescendo esponenzialmente, il Comune non ricorre, lasciando la decisione ai Giudici di Pace che stanno dando ragione ai multati.
Di qui i mancati introiti che hanno indotto l’amministrazione a iscrivere 400 mila euro nel fondo «crediti di dubbia esigibilità, tenuto conto dell’andamento degli incassi e delle differenti interpretazioni in ambito di rilevatori automatici di velocità».
Ovvero soldi che Ca’ Sugana pensa di non incassare, o incassare con difficoltà nei prossimi anni. Sempre meglio – ha detto più volte Ca’ Sugana – dei milioni di danno erariale che potrebbero essere contestati se i velox fossero spenti ingiustamente.
«Penalizzati i cittadini»
Se gli automobilisti plaudono, gli amministratori criticano.
«Noi stiamo continuando a fare controlli in strada, ma di certo non riusciamo a coprire tutto il territorio e sempre. Chi continua a parlare di Comuni che facevano cassa con i velox, si ricorsi che gli introiti da multe andavano in gran parte per interventi sulla sicurezza stradale» replica il sindaco di Casier Renzo Carraretto, «quindi se un domani ci saranno meno fondi per sistemare una strada, o illuminare un incrocio pericoloso, lo si dovrà anche ai velox spenti, e all’assenza di quei fondi derivanti dalle multe che potevano essere investiti».