In Canavese truffa da centinaia di migliaia di euro Scoppia la bolla delle polizze vita
IVREA
«È solo la punta di un iceberg». Questa la sensazione che si respira relativamente ad un clamoroso caso di truffa che ha il suo cuore in un paese dell’eporediese, ma tocca le alte sfere dell’Ivrea bene. Si parla di almeno una decina di querelanti per il momento, che lamentano la sottrazione di centinaia di migliaia di euro. Tra loro anche un ex senatore, Cesare Pianasso, che coraggiosamente ha deciso di venire allo scoperto e aprire il vaso di Pandora dei raggiri. Per il momento gli avvocati Leo Davoli, Pio Coda e Ferdinando Ferrero del foro di Ivrea hanno tre casi a testa. Gli importi non resi vanno dai 15mila fino ai 150mila euro. Le vittime sono professionisti, ma anche operai, pensionati, persone che avevano riposto i risparmi di una vita in un investimento che reputavano sicuro, affidandoli a una persona, ora indagata, di cui si fidavano ciecamente.
Sconfessato dall’assicurazione
Un professionista 63enne, che si spacciava per subagente di una compagnia assicurativa, avrebbe fatto stipulare e firmare polizze vita farlocche intascando poi i soldi dei clienti. Che sono in gran parte amici e, in qualche modo, legati al mondo del calcio dilettantistico, ambiente frequentato dall’uomo bersaglio di decine di denunce.
«Siamo con la presente a comunicarle l’agente da lei denunciato – scrive l’Agenzia Itas di Ivrea agli assicurati che hanno reclamato – non ha più in essere alcun rapporto di collaborazione con noi a far data dal 31 gennaio 2015 e non ha alcun mandato da parte nostre per sottoscrivere contratti in nostro nome e per nostro conto. Il materiale inoltrato non corrisponde in alcun modo ai modelli adottati da noi per la sottoscrizione di polizze e non è pertanto riconducibile a Itas vita spa che, in relazione ai fatti in argomento, ha già intrapreso le necessarie azioni a propria tutela nelle competenti sedi e ha provveduto a effettuare segnalazione all’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni. Alla luce di quanto evidenziato, trasmettiamo altresì la segnalazione alla nostra Direzione monitoraggio e gestione contenzioso di gruppo, per l’eventuale seguito di propria competenza».
Pianasso: «Giocavamo a calcio»
In buona sostanza la compagnia mette nero su bianco la totale estraneità alle truffe. Il primo ad accorgersi che qualcosa non funzionava e a rivolgersi all’avvocato Fabrizio Voltan di Torino è stato un senatore della Repubblica, leghista della prima ora, e, in passato, brillante calciatore con nel suo palmares gol a grappoli nelle categorie dilettantistiche, Cesare Pianasso di Prascorsano.
«Conosco quell’assicuratore dalla notte dei tempi. Esattamente 35 anni fa. Eravamo amici in campo e fuori – dice Pianasso, che all’epoca per tutti era “Cece gol” – Per me era un amico di cui mi sono sempre fidato. Anzi, l’ho presentato a decine di persone. Abbiamo giocato insieme importanti tornei. Poi mi sono accorto che qualcosa non andava ed ho scoperto i suoi maneggi. Partivano dal 2011. Gli chiesi contro di 35mila euro. Me ne restituì a fatica e con mille problemi dieci scarsi. Poi non si è fatto più trovare neppure al telefono. Mi è spiaciuto adire le vie legali ma altro non potevo fare».
Il modus operandi adottato con Pianasso si sarebbe ripetuto con altre persone, che stanno sporgendo querela in questi giorni. A quanto pare, l’uomo per qualche mese avrebbe consegnato agli investitori delle piccole somme, in ordine al 10% circa della somma investita. Il problema si sarebbe verificato poi, quando la persona aveva bisogno di rientrare dell’intera somma dell’investimento.
Allora il subagente avrebbe cominciato ad accampare scuse, fino a dileguarsi senza rispondere più al telefono, pur restando sempre sul territorio. Così le vittime avrebbero cominciato ad adire le vie legali, nonostante l’amicizia.
L’inchiesta in procura
In procura stanno confluendo le denunce per un’indagine su cui però resta il più stretto riserbo anche perché il fascicolo è in continuo aggiornamento.
Un’indagine in cui a fatica dovranno essere riunite tutte le denunce presentate in questi giorni, vista la scarsità di personale che affligge l’ufficio giudiziario eporediese e la mole di lavoro che i controlli impongono.