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Ноябрь
2024

La banana di Cattelan venduta a sei milioni: uno schiaffo alla miseria

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Non so se a voi piaccia l’arte contemporanea. A me molto, anche se trovo che alcuni eccessi, come quello di cui parlo qui, siano veramente indegni, scandalosi e forieri di vendetta. “Comedian”, un’opera d’arte di Maurizio Cattelan che consiste in una banana attaccata a un muro bianco con del nastro adesivo grigio, è stata venduta di recente per 6,24 milioni di dollari da Sotheby’s. Venduta una prima volta nel 2019 per 120.000 dollari, l’opera rappresentava già all’epoca un esempio di esagerazione spropositata. La stima per quest’ultima asta, pubblicata in catalogo, era tra 1 e 1,5 milioni di dollari. È davvero una semplice banana acquistata in un banco di frutta e verdura, come evidenzia la foto. Prima di ogni altra considerazione, sorge spontaneo pensare che le banane, notoriamente, dopo qualche giorno si anneriscono e poi marciscono. Dunque, qual è il trucco? Non ce n’è. La banana viene periodicamente sostituita.

Artnet, uno dei maggiori siti del settore, riporta che l’acquirente è l’imprenditore di criptovalute Justin Sun, 34 anni, cinese, fondatore di Tron, moneta virtuale con blockchain associata. L’ennesimo nuovo miliardario diventato straricco con l’ultimo prodotto speculativo assorbito dal mercato (altro che tulipani). Attenzione: ha anche annunciato di volerla mangiare, la banana. Della presunta opera d’arte di Cattelan non gliene importa nulla. Un tempo si sarebbe definito uno “schiaffo alla miseria”.

Ecco, tutto ciò è scandaloso. Pensate per un momento a Fidia, Michelangelo, Giotto, Piero della Francesca. Come è possibile che siamo caduti così in basso? È ammissibile quello che vediamo? Sì, perché l’arte contemporanea, come molti altri campi, riflette i tempi. E i personaggi che con l’arte oggi interagiscono solo per farsi pubblicità sono simbolo della nostra era, contaminata da un narcisismo sfrenato.

Un amico, buon conoscitore di arte contemporanea, mi scrive su Whatsapp dissentendo. “Questo lavoro – puntualizza – è sostanzialmente in linea con il pensiero dominante dell’autore. È una presa in giro del mercato dell’arte. Cattelan sta semplicemente spingendo i confini per vedere fino a dove può arrivare con la sua provocazione e, visto che ha trovato un compratore, sicuramente non si fermerà qui”. Peccato che il problema non sia l’artista: lui ha tutto il diritto di spingersi oltre, per il puro gusto di provocare. Nel passato abbiamo avuto decine di esempi anche più scandalosi, dall’orinatoio di Duchamp in poi. I meno giovani o più esperti di arte ricorderanno la “Merda d’artista” di Piero Manzoni, una scatoletta di latta del 1961, entrata nella storia artistica per i suoi 30 grammi di contenuto organico, o l’opera “Piss Christ” del fotografo statunitense Andres Serrano.

Sempre di Cattelan è la famosa scultura “L.O.V.E.” (acronimo di Libertà, Odio, Vendetta, Eternità), comunemente nota come “Dito medio”, un grande monumento in marmo davanti alla Borsa di Milano. Opera indisponente e offensiva con una propria simbologia, io ci vedo un chiaro messaggio contro il capitalismo, piazzata com’è davanti a Palazzo Mezzanotte (può anche essere letta come il dito medio della finanza a tutti noi). Comunque sia, una scultura “vera”, interessante. La banana di Cattelan attaccata al muro è invece altro, rappresenta qualcosa di diverso, più inquietante.

Il vero problema però non è l’artista, bensì il mercato.

Anche in borsa troviamo casi simili di frodi e speculazioni finanziarie, titoli vuoti quotati, aziende senza utili con valutazioni astronomiche, azioni prive di dignità scambiate sui listini. Poi, di solito, nel medio termine, il titolo fasullo crolla, la società fallisce, la truffa viene smascherata, i trader speculativi si ritirano e cercano altre prede, un’ondata di vendite porta la quotazione a zero. E sapete perché? Perché il mercato azionario è composto da migliaia di operatori in tutto il mondo, società finanziarie, banche, hedge funds, fondi pensione, individui.

Il mercato dell’arte, invece, no. Il mercato dell’arte contemporanea è manipolato – costantemente, regolarmente – al punto da costituire, per quanto mi riguarda, una truffa, uno schema Ponzi. A volte sembra quasi un’associazione a delinquere non formalizzata, ma composta da galleristi globali avidi e senza scrupoli, quattro o cinque case d’asta in crisi, collezionisti motivati, e purtroppo anche da tipi arroganti e desiderosi di pubblicità e status, come questo neo-miliardario del settore cripto che ha acquistato la banana per un pugno di milioni.

Justin Sun simboleggia il declino dei nostri tempi. Dunque, secondo me, non è Cattelan da impiccare – la sua arte non sarà mai paragonabile a quella di Caravaggio o Prassitele – il vero problema sono i miliardari come questo imprenditore di criptovalute, forse esagero ma per me sono loro la feccia dell’umanità e, sfortunatamente, agiscono come influencer globali in negativo (infatti i grandi miliardari come Bill Gates e George Soros con sensi di colpa e strategia di risparmio delle tasse si dedicano alla filantropia).

Ora, liberi di saltarmi addosso accusandomi di politica woke, ma voglio dirlo: l’acquisto ostentato e “l’ingestione di un’opera d’arte” per oltre 6 milioni di dollari, in un mondo dilaniato da guerre, decine di migliaia di morti, malattie e milioni di persone che vivono con un dollaro al giorno, per me dovrebbe essere considerato non solo immorale, ma proibito. Invece, la sconveniente verità è che i miliardari, nell’era del trumpismo dilagante, possono fare esattamente quel che vogliono, senza ritegno e senza freni (la prossima volta scriverò di Elon Musk).

L'articolo La banana di Cattelan venduta a sei milioni: uno schiaffo alla miseria proviene da Il Fatto Quotidiano.