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Ноябрь
2024

I gelatai di Belluno: «La Germania non tira più, in molti tornano a casa»

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Il settore dei gelatieri soffre problematiche simili in Germania come in Italia, difficoltà che soprattutto dagli anni della pandemia in poi hanno segnato il lavoro di molti e spinto anche storiche famiglie bellunesi del settore a vendere le proprie attività all’estero. Ma tra difficoltà a trovare personale e concorrenza poco leale da parte dei “nuovi gelatieri” senza adeguato background artigiano, possono nascere anche interessanti opportunità per chi decidesse di investire nel gelato fatto come si deve. Al termine dell’assemblea annuale di Uniteis, che associa 700 aziende del settore, per gran parte in Germania, dove operano 9mila gelaterie italiane, è il presidente Stefano Bortolot a fare il punto sulla stagione 2024.

Presidente, com’è andata l’estate? «Quella 2024 è stata una stagione un po’ altalenante. In Germania ci sono segnali di crisi importanti, anche se per fortuna un gelato se lo possono permettere tutti, quindi diciamo che patiamo meno di altri comparti. Abbiamo comunque notato una tendenza al risparmio che anni fa non si vedeva. Permangono poi i problemi emersi soprattutto dopo il Covid: mancanza di personale e di giovani con la voglia di imparare questo lavoro. Non è però una situazione che riguarda solo le gelaterie, dato che anche in Germania ristoranti, alberghi e persino aeroporti e tantissime altre attività stanno faticando a mantenere gli standard di servizio cui eravamo tutti abituati».

Questo vale anche per i ragazzi italiani che partono per la stagione in Germania? «Sì, il Covid ha ridisegnato le loro richieste e necessità. Ci si affida sempre di più a personale italo-brasiliano o straniero, che però non sempre è formato e noi vorremmo sempre personale qualificato per i nostri locali».

È vero che anche storiche famiglie del gelato bellunese stanno tornando dalla germania? «Sì, io vengo da Zoppè e sia in paese che nello Zoldano ci sono diversi miei colleghi che, nonostante abbiano un’età giusta per continuare a lavorare, preferiscono vendere quando i genitori partono per la meritata pensione. Molti sono discendenti di quei primi artigiani partiti in cerca di fortuna dalle vallate bellunesi del Cadore e di Zoldo verso la fine del 1800, ma oggi la presenza bellunese tende a diminuire, con famiglie storiche del settore che rientrano in pianta stabile in Italia e si riconvertono in settori completamente diversi».

È la fine del gelato italiano in Germania? «No, io sono fiducioso per il futuro, perché il gelato tira ancora molto e quello di qualità è ancora accostato a noi italiani in Germania. In Europa, il mercato tedesco è ancora il secondo dopo quello italiano e questo lascia aperti spazi importanti per chi vuole imparare questo mestiere. Senza contare che essere di meno vuol dire anche essere più esperti e professionali. Il nostro prodotto è fortunatamente molto apprezzato e identificato con l’Italia, ma se nel 2020 si parlava di una presenza di 3.362 gelaterie artigianali e 4.350 eiscafè totali, in buona parte gestiti da italiani, ora i numeri non sono cambiati molto, ma sono sempre di più gli investitori esteri da Turchia, Albania e altri Paesi a rilevarli. Questi, purtroppo, non hanno il nostro background di artigiani e una cosa che ci fa arrabbiare è vedere gelaterie con nomi italiani come Dolomiti o altro che offrono un gelato di bassa qualità, perché ne va del nome stesso di noi gelatieri italiani. Anche i tedeschi investono nelle gelaterie, ma di solito non mantengono il nome italiano del locale. Da questo punto di vista diciamo che sono dei concorrenti più leali».

E le nuove generazioni di gelatieri italiani? «Dei circa 500 punti vendita che passano di mano ogni anno, sono sempre meno quelli che vanno da padre in figlio, col rischio di perdere la loro identità. Ma se come detto c’è il rischio di vendere a nuovi gelatieri improvvisati e poco attenti alla tradizione e alla qualità, è anche vero che chi resta rappresenta ancor di più un’eccellenza. Quindi anche chi non ha per tradizione famigliare un’attività avviata e una cultura del gelato, può approcciarsi a questo mondo e imparare dai migliori».