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Venezia, proteste contro la chiusura di quattro uffici postali

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Due ore e mezza di confronto in commissione alla presenza di tre Municipalità (Venezia, Marghera e Zelarino) e cittadini. Poste Italiane non fa un passo indietro e conferma la prossima definitiva chiusura di quattro uffici postali: Trivignano, due a Marghera e Sant’Elena.

Decisione comunicata all’Agcom e suggellata dall’Autorità. Protestano tutti: i cittadini, i consiglieri di maggioranza e opposizione, le Municipalità. Ai dirigenti di Poste Italiane (al 51% pubblica), Matteo Magnaghi e Antonio Ruvo, rispettivamente responsabile relazioni istituzionali Nordest e manager della filiale di Venezia l’arduo compito di motivare le chiusure.

E ribadire che «in tutto il Comune di Venezia saranno complessivamente 30 gli uffici postali a disposizione (dei quali 5 con apertura pomeridiana), di cui 23 uffici postali con prenotazione del turno da remoto». All’accusa di tagli Poste risponde confermando che in «tutti gli uffici postali veneziani sarà attivato a breve il servizio di rilascio dei passaporti».

A Trivignano dopo che lo sportello è stato chiuso, solo un cliente si sarebbe appoggiato a Zelarino e Martellago (gli uffici più vicini). E cercano di tranquillizzare spiegando che saranno le tabaccherie a fare molto del lavoro delle Poste. In provincia, dice l’azienda, «sono state potenziate le reti terze per garantire ai clienti una valida alternativa per l’accesso ai servizi: a Venezia e provincia sono attivi 191 Punti Lis e 83 Punto Poste che offrono numerosi servizi, tra i quali il pagamento di bollettini, carte di pagamento prepagate, ricariche di telefonia e vouchers oltre a fornire soluzioni per le esigenze di esercenti e imprese». I cittadini non ci stanno. Tutti i consiglieri, di maggioranza e opposizione, ne prendono le difese.

Alla fine i dirigenti di Poste promettono di inviare un dettagliato rapporto alla direzione centrale e non chiudono la porta al confronto. Anzi, dall’azienda l’annuncio che arriverà a Venezia «“Spazi per l’Italia”, l’iniziativa» che «mira al recupero di spazi non più utilizzati trasformandoli in ambienti di lavoro condiviso a disposizione delle comunità locali». L’assessore Laura Besio ribadisce.

«Con quattro chiusure e un piano comunicativo aberrante non possiamo pensare non ci possa essere una apertura che possa tradursi in strumenti, iter di accompagnamento, razionalizzazione. Rinviamo il confronto ma non abbassiamo la guardia». Giovedì si vota in consiglio comunale una mozione contro le chiusure.

«Ottimi segnali per una azione unanime», dice il presidente Matteo Senno. Gianfranco Bettin incalza il centrodestra: «Va benissimo che la giunta Brugnaro protesti e si impegni a difendere questi servizi, ma per farlo davvero ha un modo molto semplice: richiami il “suo” governo e gli faccia cambiare strategia, passando dal taglio dei servizi alla difesa e allo sviluppo dei medesimi. Aspettiamo, noi difenderemo i servizi».