Andrea Turetta, fratello di Filippo, in tivù: «Sono andato a trovarlo in carcere, ecco cosa mi ha detto»
«Sono andato a trovarlo in carcere. L’ho trovato come una persona che sta in carcere». Così Andrea Turetta, fratello di Filippo, ha parlato ai microfoni di “Zona Bianca” – programma condotto da Giuseppe Brindisi su Retequattro. Il ragazzo ha raccontato di essere andato in carcere a trovare il fratello maggiore, omicida reo confesso di Giulia Cecchettin.
A seguire il testo dell’intervista che andrà in onda:
Cosa pensi che possa essere successo nella sua testa?
«Non ne ho idea. Se non sanno rispondere i media, se non sa rispondere nessuno, come posso saperlo io? Non lo sa nessuno».
Tu quando l’hai trovato in carcere ci hai parlato, gli hai chiesto “Perché lo hai fatto?”
«Io non gli ho parlato di quello che è successo. Io gli ho parlato da fratello a fratello e gli ho chiesto come stava e basta. Questo è, lui è mio fratello, punto e basta. Non mi interessa quello che è successo».
Ti guardava negli occhi, ti parlava?
«Sì, normalmente».
Ma si vergognava un po’? Per te, lui era il tuo punto di riferimento, il fratello più grande
«No, non era così. Avevamo un rapporto fra fratelli e basta, ma io non ero condizionato da lui e lui non lo era da me. Basta».
Ma tu lo vedevi quando stava male per Giulia, quando si erano lasciati?
«Io spesso non ero a casa. Ero sempre fuori, uscivo con gli amici, non passavo tempo insieme a lui. Non ho mai avuto un discorso profondo con lui su certe cose, sui suoi problemi o cose così, quindi ero all’oscuro di tutto, diciamo che tra virgolette non mi interessavo, anche perché ero il fratello più piccolo e, semplicemente, non ero abituato a farlo».
Come stanno i tuoi genitori?
«Non lo so, credo dovreste chiederlo a loro. Credo scossi come qualunque persona che viva questa cosa. Credo che se lo viveste voi, rimarreste scossi».
Cosa pensi di fare in futuro, di andare via da qua o di rimanere?
«Non voglio farmi condizionare da questa cosa che è successa e non credo di essere obbligato a farmi condizionare. Sono tranquillissimo e tutto qui, diciamo che non ci creerà differenze. Lui ha fatto una cosa e pagherà per questo, noi comunque gli staremo accanto come famiglia, perché in ogni caso abbiamo lo stesso sangue, i miei genitori sono i suoi genitori, gli vogliono bene. Sappiamo dovrà pagare per questo, tutto qui».