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Cop29: l’Italia con Pichetto Fratin in cerca di una soluzione ecumenica al tavolo del braccio di ferro climatico

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È una partita a scacchi quella che si sta giocando a Baku, dove la 29ª Conferenza delle Parti (COP29) si avvia al suo cruciale rush finale. I negoziati, entrati nella loro fase più delicata, vedono i principali attori internazionali muovere le pedine su una scacchiera di interessi divergenti, con al centro la questione della finanza climatica. Sul tavolo, la seconda bozza diffusa in tarda mattinata, che chiama tutti gli attori a lavorare insieme per mobilitare – «da tutte le fonti pubbliche e private» – almeno 1.300 miliardi di dollari l’anno entro il 2035, con i Paesi sviluppati che dovrebbero contribuire con 250 miliardi su base annua.

Il nodo gordiano della finanza climatica: divide il mondo

Questa seconda versione tenta di smussare le asperità della prima bozza, definita «inaccettabile» dal commissario europeo per il clima Wopke Hoekstra e profondamente squilibrata da John Podesta, rappresentante dell’amministrazione Biden al summit. La Cina, per bocca del delegato Xia Yingxian, ha rigettato categoricamente qualsiasi proposta che obblighi Pechino a contribuire finanziariamente, ribadendo: «Il testo contiene molti elementi che per noi non sono accettabili. Invitiamo tutte le parti a incontrarsi a metà strada».

Nel frattempo, i Paesi in via di sviluppo continuano a reclamare almeno un trilione di dollari all’anno, una cifra che appare ancora fuori portata. Fino alle 12:00 il testo riportava una generica «X» al posto dell’importo, ora sostituita da 250 miliardi, sebbene il dato non sia stato ancora ufficializzato.

L’Italia artefice del compromesso sulla finanza climatica

In questo contesto di incertezze e attriti, l’Italia emerge con una posizione chiara e determinata. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha sottolineato la necessità di una finanza climatica più inclusiva ed efficiente, che coinvolga non solo i tradizionali donatori ma anche nuovi attori come il settore privato, enti filantropici e banche multilaterali di sviluppo. «Questo è il nostro approccio, e tiene conto delle priorità sia di chi chiede più risorse finanziarie sia di chi chiede più mitigazione», ha dichiarato il ministro, ricordando che tale visione si inserisce nel quadro del «Piano Mattei per l’Africa», basato su «collaborazioni pubblico-privato e partenariati paritari, non predatori».

L’Italia, in linea con i principali partner europei, continua a spingere per una riforma che possa bilanciare esigenze di de-carbonizzazione e crescita dei Paesi più vulnerabili, ragionando su importi ragionevoli per tutti.

Un compromesso sfuggente che dura da tempo

L’impasse, lungi dal sorgere nelle ultime ore, risale in realtà al 1992, quando venne stabilita la distinzione tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo. Una classificazione che oggi suona anacronistica, considerando che economie come quella cinese o degli Stati del Golfo continuano a rientrare tra i beneficiari dei fondi climatici, senza obblighi di contribuzione.

La delegazione saudita, attraverso il delegato Albara Tawfiq, ha ribadito che non verrà accettato alcun testo che prenda di mira i combustibili fossili, e nel frattempo l’Azerbaigian, padrone di casa, è sotto accusa per la gestione troppo accomodante nei confronti delle nazioni riluttanti a un accordo ambizioso.

Una partita aperta fino all’ultimo minuto, o fino alla fine del weekend?

Le speranze di una conclusione positiva sono appese a un filo. António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha sentenziato: «Il fallimento non è un’opzione». Ma i margini di compromesso restano risicati. Se l’accordo non verrà siglato entro questa sera, i negoziati rischiano di protrarsi fino a sabato, con delegati esausti che già preparano piani di emergenza per prolungare le discussioni.

L’Italia, intanto, sta «lavorando perché anche questa Cop29 sia un ulteriore passo in avanti nella lotta globale al cambiamento climatico», le parole di Pichetto Fratin pronto non solo a chiudere le trattative, ma a guidare i presenti verso il compromesso.

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