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Mototerapia: che cos’è e cosa dice la legge in Italia

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In Italia la mototerapia è legge. O almeno lo è da pochissimi giorni, visto che mercoledì 20 novembre 2024 il Senato ha approvato definitivamente la proposta di legge per il riconoscimento e la promozione della mototerapia come terapia complementare. Una decisione che ha comunque sollevato qualche critica.

Il provvedimento, il cui primo firmatario è Massimiliano Panizzut (Lega), è stato votato con 71 sì, 34 no e 9 astenuti. “L’umanizzazione delle cure è questo: promozione di luoghi di cura più adeguati alla Persona, dignità della vita e qualità dell’assistenza, e le terapie complementari, che si affiancano a quelle convenzionali, senza mai sostituirle, vanno esattamente in questa direzione”, ha scritto in una nota la ministra per le disabilità Alessandra Locatelli.

All’interno di questa guida, scopriamo in cosa consiste la mototerapia, dove si svolge, se esistono evidenze scientifiche a suo supporto e le critiche.

Che cos’è e come funziona la Mototerapia?

La mototerapia, conosciuta anche come Freestyle Motocross Therapy, si basa sulla possibilità di svolgere esibizioni di motocross all’interno degli ospedali o all’aperto per ragazzi con disabilità o pazienti (soprattutto pediatrici) con gravi patologie.

Le moto devono essere a trazione elettrica per essere introdotte negli ospedali. In alcuni casi, i pazienti possono salire sulle moto, accompagnati però da un pilota esperto e sotto la supervisione di medici e genitori, che devono dare il loro consenso.

Questo progetto è nato da Vanni Oddera, campione di motocross freestyle che nel giorno dell’approvazione della legge, ha condiviso sui social la propria gioia: “Sono grato alla vita perché mi ha regalato i giusti strumenti e le giuste persone per arrivare ai tanti, troppi ragazzi sofferenti”. Come si legge sul suo sito ufficiale, la prima volta che Oddera è riuscito a svolgere mototerapia in un ospedale risale al 2014.

Leggi anche: La tangoterapia come metodo abilitativo e riabilitativo: “Ma ci sono poche scuole”

Esistono evidenze scientifiche sulla mototerapia?

Sempre nel sito di Oddera si legge che nel marzo 2020 uno studio dell’Ospedale Regina Margherita di Torino ha riconosciuto i benefici della Mototerapia sui pazienti oncologici. Ben 50 persone sono state protagoniste dell’indagine, di età media di 9,2 anni (il 43% maschi e il 73% affetti da leucemia), insieme a 50 genitori con età media 33,2 anni (l‘83% femmine) e 25 operatori sanitari.

I risultati della ricerca avrebbero evidenziato che, grazie alla mototerapia, la percezione del dolore e del livello dello stress si riducono: di fatto, rispetto alle emozioni negative, aumenterebbero quelle positive, visto che si tratta di un’esperienza fuori le righe e gli schemi per chi è costretto in ospedale.

Cosa dice la legge italiana sulla mototerapia?

Fino a pochi giorni fa la Mototerapia non era legalizzata, ma il Senato ha ribaltato la situazione. Come si può leggere nella neo-normativa, dal titolo “Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della mototerapia“, sono presenti 4 articoli, che sinteticamente ci aiutano a comprendere più da vicino come la legge si applicherà in Italia.

Ad esempio, questa forma di terapia complementare viene legislativamente riconosciuta in maniera uniforme nell’intero territorio nazionale, che si prefigura come una terapia in grado di “rendere più positiva l’esperienza dell’ospedalizzazione, per contribuire al percorso riabilitativo dei pazienti e per accrescere l’autonomia, il benessere psico-fisico e l’inclusione dei bambini, dei ragazzi e degli adulti con disabilità”.

Poi uno degli articoli specifica che entro 6 mesi andranno redatte le linee guida per garantire un’uniforme regolamentazione e attuazione della mototerapia nel territorio nazionale; in particolare, vanno disciplinati:

  • gli ambiti di applicazione e gli obiettivi dei progetti di mototerapia nonché i criteri generali di programmazione, di attuazione e di monitoraggio dei progetti medesimi;
  • le modalità di partecipazione e di supervisione allo svolgimento dei progetti di mototerapia da parte del personale medico, del personale sanitario, dei familiari e delle altre figure eventualmente coinvolte, anche a seconda del contesto nel quale si svolge il progetto e delle condizioni di salute dell’utente;
  • il coinvolgimento degli enti privati, anche sportivi dilettantistici e del Terzo settore, che operano nell’ambito della mototerapia;
  • i compiti e le responsabilità dell’operatore motociclistico, i requisiti e le licenze che lo stesso deve possedere nonché i relativi percorsi formativi;
  • i protocolli di sicurezza e le misure igienico-sanitarie da garantire;
  • la tipologia e i requisiti dei motovei coli e delle attrezzature utilizzabili;
  • le disposizioni finali e transitorie.

Critiche alla mototerapia

Nel giorno dell’approvazione della legge, la senatrice a vita e scienziata Elena Cattaneo (Gruppo Autonomie) ha criticato aspramente questa decisione: dice che è “assolutamente tossico definire ‘terapie’ attività prive di alcuna minima evidenza di beneficio. […] Perché allora non l’aromaterapia o la cristalloterapia o la delfinoterapia, su cui, tra l’altro, esiste un disegno di legge specifico risalente alla XVI legislatura) […] la mototerapia è fortemente discriminante. Infatti, molti pazienti pediatrici ne sarebbero esclusi”.

Prima però la senatrice Cattaneo aveva duramente critica un articolo dell’European journal of integrative medicine, che avrebbe dimostrato i benefici della mototerapia. Secondo la scienziata, quell’articolo ha “valore nullo o privo di misure oggettive”, in quanto “è una rivista che ha un fattore di impatto di 1.3. Mentre Science, tanto per fare un paragone, ha un impact factor di 47”.

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