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Parità uomo-donna, la legge Fvg incassa l’unanimità: «Noi esempio per l’intero Paese»

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Arriva, dopo una lunga discussione in Consiglio regionale, l’unanimità sulla legge che riforma la Commissione per le pari opportunità tra uomo e donna (Crpo). Un restyling scritto in maniera bipartisan da tutte le elette dell’assemblea che modifica funzioni e operatività dell’organo nato per eliminare gli ostacoli che costituiscono discriminazione diretta e indiretta delle donne, istituito nel 1990.

Così piovono da centrodestra e centrosinistra note di soddisfazione per il via libera che rende il «Friuli Venezia Giulia un esempio per tutta Italia» (parole della prima firmataria e relatrice Lucia Buna della Lega), che consolida il fatto che l’istituzione non sia «semplice erogatrice di patrocini» (il commento della relatrice Serena Pellegrino di Avs), e – questo l’auspicio della relatrice dem Manuela Celotti – potrà «indirizzare in maniera forte in termini di parità l’azione legislativa del Consiglio regionale e della giunta».

E pure la presidente uscente della Crpo Dusy Marcolin saluta con soddisfazione «l’importantissimo traguardo» e garantisce che sue omologhe «di altre Regioni già hanno chiesto copia» della norma. Ma il percorso consiliare – iniziato prima dell’estate scorsa e coronato ieri – non è stato semplice. Pellegrino ricorda «incursioni da chi non sapeva o non voleva capirne l’importanza» e Buna «momenti di tensione». E nella discussione generale emergono temi su cui le distanze politiche sono siderali. Ma che non hanno impedito a tutti gli uomini e le donne dell’assemblea di dire sì assieme alla legge. Anche se per i lunghi attimi delle due sospensioni dei lavori pareva traballare l’intesa.

Mentre le donne discutono di emendamenti e di merito – ed esprimono divergenze in modo più soft – la discussione alza garbatamente i toni proprio quando parlano gli uomini, con riferimenti al caso Valditara-Cecchettin (con Claudio Giacomelli di FdI che, dopo aver premesso che è dell’«unico partito italiano fondato e presieduto da una donna», Giorgia Meloni, «che le femministe non difendono», ha dissentito, pur riconoscendo la tragedia, dal concetto espresso della sorella di Giulia Cecchettin «che tutti gli uomini, anche quando non hanno mai torto un capello a una donna, devono fare un mea culpa») e alla serie tv Netflix “Lydia Poët” (menzionata da Simone Polesello di Fp).

Ma non mancano allusioni al «veterofemminismo» e all’«utero in affitto che sfrutta donne povere» da parte di Andrea Cabibbo capogruppo di Fi. Ed è sempre un uomo, l’assessore alla Cultura Mario Anzil a proporre una lunga carrellata di personaggi storici femminili che hanno saputo affermarsi nonostante tutto, da pittrici della Grecia antica passando per Artemisia Gentileschi fino a oggi, in risposta alla domanda di Massimo Moretuzzo (Patto) che chiedeva in friulano se lui o Stefano Zannier, l’assessore all’Agricoltura – i due rappresentanti della giunta presenti – fossero quelli competenti per la norma.

Convitata di pietra si intuisce l’assessore alla Famiglia e Lavoro Alessia Rosolen. Ringraziata per l’impegno in tema di occupazione femminile da Buna e da Maddalena Spagnolo (Lega). Ma un uomo, Antonio Calligaris della Lega, viene ringraziato per il risultato ottenuto da Pellegrino. E nessuno vuole declinare il tema femminile come «guerra tra i sessi».

A inizio dibattito Buna consegna a ciascun membro dell’aula un biglietto con una poesia inedita di Fabio Muccin, per attirare l’attenzione sul fenomeno della violenza sulle donne in vista del 25 novembre, e ne cita alcuni versi: «dovremmo essere tutti Rosa Parker», attivista nera per i diritti civili. Fenomeno che per Celotti è dovuta «al patriarcato» che «esiste eccome» e «va eliminato per eliminare la violenza di genere».

Con la norma la Crpo assume un collegamento più diretto con il Consiglio – responsabile per tutte le 14 nomine invece di condividere il compito con la giunta – e si formalizzano prassi consolidate – come il fatto che la presidente della Crpo rappresenti la stessa nelle occasioni di coordinamento nazionale. Presenterà annualmente una relazione sulla condizione femminile. La consigliera regionale di parità, figura di garanzia, non avrà diritto di voto nei consessi Crpo, mentre quello della presidente diventa dirimente in caso di parità di voti. —

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