ru24.pro
World News
Ноябрь
2024

Morta la triestina colpita accidentalmente da una fucilata sul Carso, il cacciatore: «Sono devastato»

0

Dramma a Basovizza. Una sessantenne triestina è morta in seguito alle gravi ferite causate dallo sparo di un fucile durante una battuta di caccia nei boschi situati a poca distanza dalla Foiba e dal Sincrotrone. La vittima si chiamava Denise Marzi Wildauer, sorella del presidente di Trieste Trasporti, Maurizio Marzi Wildauer. Il colpo è partito dall’arma di un cacciatore che era assieme a lei, l’ingegnere muggesano Dario Peracca di 80 anni.

Il colpo ha preso in pieno la donna tra le gambe e l’addome. Si è trattato di un assurdo incidente, i cui contorni sono oggetto di indagine. È successo giovedì mattina. La donna è deceduta a tarda sera in ospedale dopo un lungo intervento chirurgico.

Sul caso stanno lavorando la Squadra mobile e la Polizia scientifica. «Sono devastato per ciò che è successo...», le parole di Peracca.

[[ge:gnn:ilpiccolo:14827973]]

In sala operatoria sono stati trovati i pallini della munizione in vari punti del corpo: gambe, addome e torace. La paziente aveva emorragie e lesioni a organi vitali. Quel tipo di munizioni, usate generalmente per la caccia ai fagiani e alle lepri, sono infatti “spezzate”. Così si dice in gergo: il proiettile, non appena esce dalla canna del fucile, libera vari pallini come una sorta di “sciame allungato”.

Lo sparo

Sono circa le 10 di mattina. Marzi Wildauer sta partecipando a una battuta di caccia assieme a un gruppo di una quindicina di appassionati, soci della Riserva di caccia di Basovizza. La zona scelta è a ridosso del paese carsico e in linea d’aria a qualche centinaio di metri dalla Foiba: venendo dalla città, si raggiunge da un sentiero che si imbocca a destra prima dell’ingresso nell’area del Sincrotrone.

[[ge:gnn:ilpiccolo:14826169]]

I cacciatori sono divisi in coppie. Hanno i cani. Gli obiettivi sono soprattutto le lepri e i fagiani. La mattinata sembra scorrere tranquilla, come tante volte in questa stagione venatoria. Poi la tragedia: dal fucile di Peracca parte un colpo che centra in pieno la donna che è con lui, la sessantenne Marzi.

La signora si accascia e perde sangue da una ferita alla gamba destra. L’uomo chiama aiuto. Intervengono altri compagni e viene allertato il 112. Nel frattempo i cacciatori presenti tentano di attenuare l’emorragia con un legaccio. Marzi è cosciente. Ma la ferita alla gamba non è l’unica.

I soccorsi

Quando arrivano l’ambulanza e l’automedica del 118 con le squadre della stazione di Trieste del Soccorso alpino, le condizioni della ferita sono già tragiche. La donna sta per morire dissanguata.

L’intervento chirurgico

Gli esami in ospedale riscontrano ferite a entrambe le gambe, compresa un’arteria, lesioni sul basso addome e al torace con l’interessamento di vasi sanguigni e organi, tra cui l’intestino. Pallini ovunque, anche conficcati nel femore e in altre ossa. Marzi è sottoposta a trasfusioni e quindi a un intervento chirurgico per asportare tutti i pallini del proiettile che ha nel corpo. In serata le condizioni della paziente, durante l’intervento, risultavano disperate.

Le indagini

La Mobile e la Scientifica si sono fermati anche nel pomeriggio, sulla scena dell’incidente. Gli investigatori hanno ricostruito la dinamica dell’episodio e la traiettoria dello sparo. E, soprattutto, hanno raccolto i racconti dei presenti, compreso quello dell’ottantenne Peracca. Il suo fucile è sotto sequestro. Successivamente i cacciatori sono stati portati in Questura per la verbalizzazione della loro testimonianze. Le procedure si sono protratte fino a sera; sono state anche verificate le loro posizioni relative alle autorizzazioni necessarie a praticare l’attività venatoria e al possesso delle armi. Tutto regolare.

L’intervento in sala operatoria si è concluso attorno alle otto di sera. Due ore dopo, alle dieci passate, il tragico epilogo: la donna non è sopravvissuta. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA