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Teatro San Carlo, la Madre di tutte le Prime: in scena Rusalka, una fiaba onirica in tre atti. Rinunceresti all’immortalità per un amore terreno e traditore?

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“Lei lo ha baciato, quindi lui è morto per questo bacio”, la fa finire così, Dvorak, la fiaba onirica quando la raccontava ai suoi figli. Si apre invece con il leit motiv che inchioda subito lo spettatore: rinunciare alla condizione di semidivinità, uscire dalla bolla d’acqua al riparo da brucianti passioni e sofferenze che l’amore terreno comporta. È quello che fa Rusalka, la ninfa del lago di un bosco, che si innamora del principe quando lui si immerge nelle sue acque. Lei lo accoglie ma non può che abbracciarlo con il flusso delle sue onde. Non le basta, lei vuole amare come amano gli umani. Anche se il prezzo da pagare sarà assai più grande: perdere la sua voce flautata. È il sortilegio che le impone il padre, il feroce Spirito delle Acque. Rusalka, muta, di pallido candore come la luna, si lascia rapire dal delirio amoroso ma deve fare i conti con l’altra, una spietata bellezza umana che seduce il principe. Rusalka ritorna nel suo regno, ma ripudiata dall’amato e dal padre viene respinta anche dalle altre ninfe: non posso morire, non posso vivere. Il principe ritorna a lei ma porta con sé la maledizione dell’ultimo bacio.

Una stupefacente mise en scene dove il pluripremiato regista russo Tcherniakov intreccia il linguaggio del fumetto (che riecheggia un po’ la Sirenetta di Walt Disney) in chiave video art alle potenti note di Dvorak. “Quando andiamo in teatro deve esserci sempre una scossa elettrica” spiega la sua rilettura anti/convenzionale. La sua narrazione è un intricato puzzle di rapporti e conflitti umani che vanno dalla paura dell’abbandono alla vergogna, dall’ossessione amorosa che oltrepassa tutti i limiti fino all’estremo sacrificio. E il San Carlo continua nel solco della sua sperimentazione di Teatro d’Opera e d’avanguardia che richiama anche un pubblico giovane e un pubblico internazionale da Grande Prima. Un’impronta tutta lissneriana. E il sovrintendente Stéphane Lissner aggiunge: “Per l’Inaugurazione della mia ultima Stagione al Teatro di San Carlo ho voluto Dmitri Tcherniakov, che considero il più importante regista sulla scena della regia lirica contemporanea. È da anni che gli propongo questo titolo e la conferma è avvenuta proprio quando Asmik Grigorian (Rusalka) ha dato la sua disponibilità al regista”.

È una Rusalka che dialoga in maniera speciale anche con la città di Napoli. E la Direttrice Generale Emmanuela Spedaliere conclude: “L’immaginario di Rusalka, che richiama il tema del mito acquatico e della leggenda, è perfettamente in sintonia con il legame storico della città con la figura di Parthenope, la sirena simbolo di Napoli”. Il dress code in tema era: abiti scintillanti con code da sirena per le signore. Adesso luci del proscenio sono puntate sulla Prima scaligera il 7 dicembre con la Forza del Destino con la regia di Leo Moscato. Mentre il maestro e direttore artistico del Teatro Regio di Parma Alessio Vlad inaugura la stagione il 24 gennaio con Giovanna D’Arco di Giuseppe Verdi, regia della visionaria drammaturga Emma Dante, anche lei si era misurata con la favola di Rusalka andata in scena a La Scala.

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