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 «Ivrea capoluogo alpino per combattere quei tagli da 3 miliardi ai Comuni»

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IVREA. «Nei prossimi anni sono previsti tagli ad oltre 3 miliardi di euro agli enti locali. Questo fa capire che bisogna ripensare completamente le macchine amministrative: perché i Comuni, da soli, non avranno più soldi neanche per asfaltare le strade. Neanche Ivrea, da sola, può farcela. Ma deve assumere pienamente il ruolo e la funzione di capoluogo del suo sistema istituzionale, economico, politico. Deve diventare una capitale alpina».

A ricordarlo è Marco Bussone, presidente dell’Uncem. È tanto tempo che si parla di Ivrea come città cerniera dell’anfiteatro morenico, delle valli Chiusella, Orco e Soana.

Uncem ne aveva fatto una piattaforma politica da sviluppare con un piano almeno «venticinquennale», con le elezioni del 2018 che avevano portato Stefano Sertoli a guidare la giunta di piazza di Città. Da allora, però, soprattutto dal punto di vista squisitamente eporediese, si è mosso poco.

Oggi, però, con i tagli previsti tra il 2025 e il 2029, questa proposta diventa un tema ineludibile sul tavolo di ogni amministrazione comunale. «Ivrea deve smettere di guardare al proprio ombelico – prosegue Bussone –, ma deve aprirsi alle sue valli. La vera sfida non è l’Unesco, ma come dialoga e lavora in termini fiscali e urbanistici con le 3-4 unioni di comuni che si sono formate al suo esterno. Deve cambiare prospettiva. Non tra una settimana, ma domattina deve convocare tutti i vicini al tavolo e tenerli seduti in maniera permanente al tavolo per definire imposizioni fiscali comuni, personale, come riorganizzare le macchine amministrative in logica comunitaria, cosa che già fuori stanno facendo le unioni Dora Baltea e Mombarone. Ma questo processo deve essere guidato da Ivrea, che è il Comune che ha i servizi dal punto di vista dei trasporti, della sanità e degli ambiti più importanti. Si tratta di un percorso che non deve lasciare nessuno indietro. Tutti gli investimenti dovranno essere fatti in sinergia con il vicino. Se Ivrea investe su un asilo deve servire tutti: anche Nomaglio, Quincinetto. Bisogna immaginare che quel distretto non abbia più confini comunali. Questo non vuol dire fondere comuni nella grande Ivrea, come vaticinava qualcuno tempo fa, non abbiamo bisogno di beghe da consiglio comunale, ma di manageralità politica e amministrativa del sindaco e dei segretari comunali».

Secondo Bussone si tratta di riorganizzare i servizi in modo da condividere le macchine amministrative tra Comuni. «Condividere il segretario comunale non è il punto – prosegue Bussone –, non è il punto. Il punto è che i singoli Comuni non devono fare più l’urbanistica da soli, senza ascoltare gli altri. Il piano regolatore deve valere per tutti i trenta comuni dell’hinterland. Perché riorganizzare la pubblica amministrazione è l’unico antidoto alle fragilità anche economiche, libera risorse, investimenti. Questo significa essere un capoluogo alpino, in una logica di valle».

Un’utopia, nella Regione dei micro Comuni? No, esistono esempi virtuosi da seguire, secondo Bussone. «L’Unione faentina - precisa il presidente Uncem - ha riorganizzato la macchina amministrativa dei Comuni facendola passare sotto le unioni. Ora l’organizzazione vale per un bacino di 60mila abitanti e permette una maggior efficienza in erogazione servizi. I Comuni piccoli e grandi devono riorganizzarsi. È questo il momento».