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Ноябрь
2024

Inchiesta Clean 2: conti correnti e assegni, i flussi di denaro al vaglio dei magistrati

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PAVIA. L’accusa di corruzione al centro dell’inchiesta “Clean 2”, che ha portato agli arresti di due carabinieri e un imprenditore edile, spinge gli investigatori a indagare sui flussi di denaro. Se nel corso delle perquisizioni di mercoledì sono stati utilizzati i cani fiuta-soldi, per la ricerca di eventuali contanti, in queste ore la Finanza sta svolgendo accertamenti di tipo finanziario e patrimoniale.

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Sotto esame ci sono conti correnti e assegni bancari (alcuni utilizzati per acquistare immobili, come nel caso della villa di San Genesio) e su questo argomento alcuni testimoni, anche familiari degli indagati, sono già stati sentiti nella caserma di corso Garibaldi. L’inchiesta è destinata quindi ad allargarsi. Sono ai domiciliari Maurizio Pappalardo, 61 anni, ufficiale dei carabinieri in pensione, il costruttore di San Genesio Carlo Boiocchi, 51 anni, e Antonio Scoppetta, 50 anni, carabiniere forestale, ora in carcere a Opera.

Le accuse

Tutti e tre devono rispondere di corruzione. Pappalardo e Scoppetta anche di stalking, che sarebbe stato commesso ai danni della giovane ex fidanzata di Pappalardo, mentre Boiocchi deve rispondere anche di abuso edilizio in relazione alle ville costruite a San Genesio, in un’area vicina al Parco della Vernavola, tra qui quella venduta a Scoppetta, secondo l’accusa a un prezzo di favore.

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Nell’inchiesta ci sono anche dieci indagati: tra loro il sindaco di San Genesio, Enrico Tessera, e l’ex sindaco Cristiano Migliavacca, ora primo cittadino a Lardirago, che devono rispondere di abuso edilizio. I finanzieri hanno acquisito, mercoledì, documentazione su quest’intervento negli uffici del settore Ambiente e territorio del Comune di San Genesio.

Telefonini e pc sotto esame

“Clean 2” nasce da una costola di “Clean 1”, culminata nel blitz della Finanza in Asm Pavia, il 27 novembre dell’anno scorso, e nel sequestro della scuola di San Genesio. Il nome di Pappalardo era emerso, in quel primo filone, come collegato ad alcuni indagati: è stato l’esame del suo telefonino a consentire lo sviluppo dell’inchiesta che l’altra mattina ha portato agli arresti e ad altri indagati.

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Ma gli accertamenti vanno avanti: le Fiamme Gialle, nel corso delle perquisizioni a carico di professionisti, enti pubblici e nelle abitazioni degli indagati, hanno sequestrato ancora altri telefoni e computer, che ora sono sotto esame.

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La stessa Procura, d’altra parte, con una nota aveva annunciato che «le indagini continueranno nelle prossime settimane con ulteriori attività istruttorie».

Lo scambio di favori

L’ipotesi dei pm che indagano - il procuratore aggiunto Stefano Civardi, Andrea Zanoncelli, Chiara Giuiusa e Alberto Palermo - è quella di un sistema corruttivo pavese fatto di scambi di favori e altre utilità, tenuto in piedi da una fitta rete di legami, amicali e professionali. In questo schema gli esponenti delle forze dell’ordine avrebbero abusato del loro ruolo per perseguire, attraverso ricatti, vantaggi personali e per i propri amici.