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Assemblea costituente M5S: perché non votare è l’ultima possibilità per cambiare qualcosa

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Finalmente ci siamo. Sono usciti i quesiti per l’assemblea costituente M5S. Sei pagine (per adesso). Nessuna sorpresa: gli iscritti sono chiamati a esprimersi proprio sull’eliminazione del garante M5s, cambiare nome e simbolo e superare la regola dei due mandati. Di fronte a conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, democrazie occidentali in affanno, una crisi climatica che rischia di sconvolgere il mondo, povertà crescente, e non ultimo, una crisi di consenso che affligge il MoVimento da anni, la soluzione proposta è quindi di tutelare la carriera politica di alcune figure del M5S con un ipotetico terzo, quarto, quinto mandato e rimuovere chiunque si possa opporre.

E per questo “nobile obiettivo” sono stati spesi centinaia di migliaia di euro in società di comunicazione private come Avventura Urbana e Comin&Partners (quelli della trattativa Ilva tra Stato e ArcelorMittal) e per affittare il palazzo dei congressi all’Eur. Le cifre esatte non sono state rese note, ma secondo il Corriere si parla di oltre 300.000 euro.

Manca anche la trasparenza sul numero degli iscritti al MoVimento (ne sono stati appena cancellati a decine di migliaia e i numeri esatti non sono stati resi noti), perché il vero elefante nella stanza è che senza una maggioranza assoluta di partecipanti al voto non si può modificare nulla.

La questione è stata dipinta erroneamente come uno scontro personale Beppe Grillo-Giuseppe Conte. Le cose non stanno affatto così. Dopo il disastro delle elezioni europee (due milioni di voti persi, tabella qui) c’è stato un incontro cordiale tra i due. Beppe Grillo, in qualità di garante, ha ritenuto non utile togliere per i parlamentari la regola fondativa dei due mandati, aprendo a modifiche a livello locale. A quel punto sono iniziati tutti una serie di attacchi personali della dirigenza M5s contro chi gli ha semplicemente ricordato che i patti con gli elettori erano “due mandati e poi si torna al lavoro di prima”, “no ai politici di professione che rimangono sulla stessa poltrona a vita”.

Per capire quanto molti degli attuali parlamentari M5s siano oramai scollati dalla realtà, c’è persino qualcuno che si è spinto a scrivere con imbarazzante ingenuità “eh ma Beppe Gillo non mi ha mai telefonato”. Come se Beppe dopo aver fondato una forza politica, averti permesso di entrare in Parlamento dovrebbe pure chiamati per assistenza psicologica. Qualsiasi risultato abbia ottenuto M5s è stato con parlamentari che erano entro i due mandati: davvero c’è bisogno di toccare proprio questa regola?

Qualcuno mi dirà che questa “assemblea costituente” rappresenta “un esperimento di democrazia partecipata dal basso mai tentato prima”. Devo dire che sono d’accordo. Ma quale organizzazione politica dopo disastri elettorali in serie decide non solo di tenersi gli stessi dirigenti come se nulla fosse, ma addirittura di chiedere agli iscritti premiarli con un terzo, quarto, quinto mandato? Ma quale forza politica fa prima votare (dal 21 novembre) e a urne aperte organizza l’equivalente di un congresso (l’assemblea parte dal 23 novembre)? Che prima si voti e solo dopo si possa discutere è una cosa insensata e mi meraviglio di doverla far notare io. “Decidono gli iscritti”? Ma se gli iscritti potranno solo ratificare decisioni indicate da società private e discusse per ore dall’attuale dirigenza M5S?

Che possono fare gli iscritti M5s per salvare il MoVimento? Rifiutarsi di avallare l’ennesima ratifica. Da ricercatore, mi permetto di notare che è assurdo ripetere un esperimento più volte e aspettarsi un risultato diverso. Gli iscritti potranno votare quello che vogliono, ma le decisioni continueranno ad essere calate dall’alto e dovranno essere tutt’al più ratificate, come d’altronde succede da tre anni a questa parte: gli iscritti non hanno più avuto la possibilità di intervenire nelle decisioni politiche. È fin troppo chiara la direzione che verrà presa: sulle candidature, non ci saranno più solo i “capolista bloccati” ma si arriverà a liste completamente decise dall’alto, esattamente come avviene negli altri partiti. A questo punto, il MoVimento diverrebbe sostanzialmente indistinguibile dagli altri.

Tuttavia, una speranza c’è. Per cambiare lo statuto del MoVimento, serve che partecipi alla votazione la maggioranza assoluta degli iscritti. L’unico segnale che l’attuale dirigenza M5S ascolterebbe seriamente è proprio quello: una mancata partecipazione. Tra l’altro, se si fosse cercato un dialogo con il Garante, si sarebbe potuto cambiare e magari migliorare statuto e regole interne con la maggioranza semplice.

All’ultima votazione on-line la partecipazione è stata solo del 17%, quindi sarà davvero difficile superare questa soglia. Inoltre, questa votazione ha rivelato anche che nelle regioni in cui si è votato rispetto ad aprile 2024 sono stati cancellati perché inattivi da oltre un anno tra il 40% e il 50% degli iscritti, di fatto dimezzandoli. Ma quale forza politica per risolvere una questione interna cancella decine di migliaia di iscritti?

Ci sarebbe poi la questione simbolo, che appartiene a Beppe Grillo e che lo potrebbe giustamente ritirare per le prossime elezioni. È notizia di questi giorni che i dirigenti m5s hanno tentato a insaputa di Grillo di registrarlo nel 2021, ma che nel 2023 questa domanda è stata bocciata. Ecco perché è stato messo in votazione il cambio di simbolo facendola passare come una presunta “richiesta dal basso”.

Gli iscritti M5s devono essere consapevoli che qualsiasi siano i temi votati (molti sono condivisibili) se si prestano all’ennesima ratifica non solo non cambierà nulla di sostanziale (a parte il terzo mandato a qualcuno dei dirigenti) ma il MoVimento continuerà sulla strada dell’irrilevanza politica. Quello che si avrà non è più una forza politica capace di innovare e rompere gli schemi della vecchia politica, ma un partitino senza identità la cui massima aspirazione sarà di competere con AVS come satellite del Pd, ammesso che superi la soglia di sbarramento.

Eppure, lo spazio politico per far riprendere il MoVimento c’è eccome. Ma questo sarebbe possibile solo se si recupera la propria identità (o anche una qualsiasi identità che oggi manca), e si decide finalmente un cambio generazionale. D’altronde, se il MoVimento continua a perdere voti nonostante sia all’opposizione di uno dei più imbarazzanti governi della storia repubblicana, forse un problema di persone nei ruoli apicali c’è. Ha ragione Beppe quando dice che “il MoVimento è evaporato”, perché è diventato evanescente. Il vapore può però diventare un uragano, con una forza dirompente. Questa scelta è nelle mani degli iscritti, che se vogliono scatenare l’uragano si devono ribellare di fronte all’ennesima presa in giro.

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