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Emilia Romagna al rush finale, Meloni: “Incendiano il clima perché hanno paura di perdere”

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In una Bologna ferita dalla guerriglia di sabato pomeriggio e strattonata dalle parole del sindaco Matteo Lepore che straparla di camicie nere sfidando il Viminale, i leader del centrodestra sono sul palco dell’hotel Savoia Regency per la volata finale alla candidata alla presidenza della Regione Emilia-Romagna, Elena Ugolini. A sette giorni dal voto si conferma la missione ambiziosa ma possibile: cambiare il segno alla Regione dopo 54 anni di ininterrotto governo della sinistra. Con Ugolini ci sono Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi. Giorgia Meloni non è presente fisicamente, reduce da 5 ore di tavolo con i sindacati che, neanche a dirlo, confermano lo sciopero generale (“non ho capito i motivi”, dice). Ma scalda la platea con un lungo intervento video trasmesso da remoto.

Messaggio di Meloni a Bologna: i pronostici si posso stravolgere

“Cambiare si può”, è questo il filo rosso dell’intervento della premier che non rinuncia a fendenti all’indirizzo del sindaco di Bologna, stigmatizza il clima infuocato di queste ore di una sinistra che ha paura di perdere, “costretta a spiare dal buco della serratura”.  “In molti dicono che il centrodestra, che Elena Ugolini non possono vincere. Guardate, la mia storia, la nostra storia, raccontano un’altra cosa. Raccontano che i pronostici possono essere stravolti. Lo abbiamo visto accadere molte volte. Dicevano anche che era impossibile che l’Italia avesse un governo di centrodestra che fosse guidato addirittura da una donna”, dice Meloni. “E sappiamo com’è andata a finire…”. La gran parte del video messaggio è occupato dai fatti di Bologna. Prima la solidarietà agli uomini e alle Forze dell’ordine (“che hanno affrontato i soliti violenti, tra lanci di petardi e sassi, rischiando la loro incolumità”), poi un chiaro messaggio al sindaco Lepore che ha accusato il governo di mandare le camicie nere a Bologna.

“Se sono una picchiatrice fascista, il sindaco non mi chieda collaborazione”

“Non so a quali camicie nere si riferisca il sindaco di Bologna perché le uniche camicie che ho visto io sono quelle blu dei poliziotti aggrediti dai centri sociali e dagli antagonisti amici della sinistra”. E ancora: “Diffidate sempre di chi ha una faccia in pubblico e una faccia in privato. Perché io diffido di chi in privato mi chiede cortesemente collaborazione e invece a favore di telecamera mi accusa di essere una picchiatrice fascista. Perché se io fossi la fascista che il sindaco Lepore dice, allora lui non dovrebbe chiedermi collaborazione. Un po’ di coerenza, sindaco, un po’ di coerenza”.” Mettiamocela tutta allora”, ha concluso la premier, chiudendo con un “vi voglio bene, mi siete mancati da matti oggi”.

Salvini: gli unici fascisti sono quelli dei centri sociali

Anche Salvini dal palco ha accusato il sindaco di istigare all’odio e conclude auspicando un risultato storico dopo mezzo secolo di amministrazioni rosse. “Gli unici fascisti rimasti sono quelli dei centri sociali, che hanno la camicia nera sotto quella rossa, altro che 300 camicie nere mandate dal governo a Bologna”. Non meno esplicito Antonio Tajani:  “L’Italia è una Repubblica antifascista, manifestare contro il fascismo è lecito, ma non aggredire le forze dell’ordine. Carabinieri e poliziotti non avevano le ‘Ss’ tatuate. La sinistra non ha avuto il coraggio di prendere le distanze da quei delinquenti e vigliacchi che hanno aggredito la Polizia. Che poi, ho visto le immagini, erano 300 contro 5 poliziotti… Delinquenti e vigliacchi”.

Lupi e Tajani al sindaco: dovrebbe prendere le distanze

Anche Maurizio Lupi ha rivolto un appello al sindaco Matteo Lepore. “Non rappresenta solo il suo partito legittimamente, ma una città, che è importante per tutta Italia. Dal primo cittadino non ho sentito parole di condanna riguardo ai cartelli contro il presidente del Consiglio e un ministro. Di cattivi maestri ne abbiamo avuti già tanti nella storia del nostro Paese”.

Ugolini: portiamo in Regione il cambiamento dei comuni

Elena Ugolini, tra gli appalusi, ha scommesso sul cambiamento. “La nostra regione da 54 anni è governata dagli stessi. C’è un intreccio tra economia, potere e politica così stretto da sembrare invincibile. E invece in questi anni l’Emilia Romagna è cambiata, perché ci sono 183 Comuni in cui il centrodestra ha cambiato il modo di governare. Noi abbiamo bisogno che questo cambiamento iniziato da tanti anni in tanti Comuni arrivi anche in Regione”.

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