Opera in tre Atti | I movimenti di Lecce-Empoli
Moderato
L’Empoli esce imbattuto anche dal quinto scontro diretto di questo campionato. Dopo le convincenti vittorie con Cagliari e Como e i pareggi con Monza e Parma, gli azzurri di mister D’Aversa passano indenni anche al Via del Mare, in una gara che i leccesi consideravano una sorte di crocevia del campionato. Tanto è vero che, nonostante il pareggio in rimonta ottenuto dai salentini, ciò non è bastato per salvare la panchina di Luca Gotti. Come in un beffardo deja-vú, il tecnico veneto è stato esonerato per la terza volta quando incrocia l’Empoli. Ironia della sorte, guidato proprio da quel D’Aversa di cui lo stesso Gotti ne aveva ereditato la panchina giallorossa otto mesi fa. È indiscutibilmente un punto d’oro quello conquistato dagli azzurri in terra salentina. Si va alla sosta con un confortante +6 sulla zona rossa e la consapevolezza di poter recuperare alcune pedine importanti alla ripresa del torneo. Permane tuttavia un pizzico di rammarico per non essere riusciti ad assestare il colpo del knock-out quando il Lecce, nella prima metà della ripresa, sembrava ormai messo all’angolo.
Andante
Sono mancati la freddezza e il cinismo di approfittare di un avversario in totale confusione, prima che il pari del leccese Pierotti a un quarto d’ora dal termine mutasse inevitabilmente l’inerzia della gara. Quindici minuti di sofferenza nel finale non possono tuttavia condizionare un giudizio ancora una volta assai positivo per un Empoli padrone del campo per almeno settanta minuti. In una situazione di completa emergenza (out Fazzini, Grassi, Esposito, Anjorin, Pezzella e il lungodegente Zurkowski), gli azzurri si sono fatti preferire sul piano del fraseggio e dell’organizzazione tattica. Maleh, Henderson, Haas e Cacace hanno sostituito egregiamente gli assenti dimostrando che, quando c’è un progetto tecnico credibile alla base, qualsiasi interprete è in grado di uscirne valorizzato. Quando si dice: la forza del gruppo. In esso consiste il principale merito di mister D’Aversa. È mancata semmai la finalizzazione, tallone d’Achille di una squadra che non riesce a concretizzare per quanto produce.
Allegro
Il primo gol casalingo siglato da Pietro Pellegri al Como ha generato fiducia e convinzione nell’ex attaccante granata. Ennesima dimostrazione di come nel calcio si viva di momenti di esaltazione e status mentali in cui tutto gira per il verso giusto e altri in cui si fa enorme fatica. Un aspetto che vale per tutti i ruoli ma in particolare per gli attaccanti. Il gol al Lecce di Pellegri è figlio di quello realizzato quattro giorni prima al Como. L’ex enfant prodige genoano, dopo un avvio complicato, è riuscito a imprimere una svolta alla propria stagione. Solo il tempo dirà se Pellegri sarà in grado di incarnare il ruolo di terminale offensivo di una squadra che produce tantissimo sul piano del gioco. Al momento ci godiamo l’intesa affinata con Lorenzo Colombo, altro attaccante che ha bisogno come il pane di sbloccarsi in fase di realizzazione. L’ex brianzolo si è speso con generosità nel ruolo di inedito trequarti. Come già successo a Parma, l’impressione è che Colombo riesca a essere più funzionale al gioco di D’Aversa partendo più lontano dalla porta avversaria. Sottraendosi dalle rigide marcature avversarie ha dimostrato di avere tecnica e tempi di gioco. Manca il gol? Vero, ma è solo questione di tempo.
L'articolo Opera in tre Atti | I movimenti di Lecce-Empoli proviene da PianetaEmpoli.