Granze e Sant’Elena studiano il possibile percorso di fusione
La Bassa padovana si conferma uno dei territori della provincia più sensibili al tema delle fusioni tra piccoli Comuni. In uno scenario a lungo termine, così spiegano gli analisti politici, i Comuni con meno di 10 mila abitanti avranno serie difficoltà a erogare servizi efficienti sul proprio territorio.
Le piccole amministrazioni, quindi, spingono per capire gli eventuali benefici di una fusione tra Comuni simili.
Sant’Elena e Granze
È in questo contesto che Granze e Sant’Elena entrano in scena: nei giorni scorsi, i rispettivi consigli comunali hanno approvato uno schema di accordo per chiedere alla Regione un contributo finalizzato all’elaborazione di uno studio di fattibilità per la fusione dei Comuni.
Ora dovranno attendere l’approvazione e il finanziamento della Regione Veneto per comprendere concretamente se sia “conveniente” unire i due paesi in un unico nuovo Comune.
Lo studio di fattibilità, un corposo documento preliminare, sarà redatto da esperti per fornire dati, elementi e analisi del territorio riguardanti popolazione, economia e geografia, con l’obiettivo di valutare la fattibilità tecnica, organizzativa, economico-finanziaria e politico-istituzionale della fusione.
Se la Regione finanzierà lo studio, il prossimo anno i sindaci di Granze e Sant’Elena disporranno di dati, variabili ed elementi tecnici specifici per valutare i prossimi passi, ovvero se procedere con la fusione, allargare il piano di unificazione ad altri territori o abbandonare l’iter.
Il precedente
Per Sant’Elena si tratterebbe del secondo tentativo: nel 2014 il Comune aveva cercato di avviare una pur timida fusione con i paesi confinanti (Granze, Solesino e Stanghella), ma senza successo. Una cosa, però, è certa: sarà sempre necessaria la volontà dei circa 4.500 cittadini, espressa attraverso un referendum.
I due Comuni, ad oggi, condividono non solo lo stesso parroco e varie iniziative culturali, ma anche un assetto urbanistico e infrastrutturale omogeneo e anche le stesse problematiche e difficoltà finanziarie e burocratiche.
«Stiamo cercando di capire quale sarebbe il beneficio nell’unire i due Comuni», spiega la sindaca di Sant’Elena Valentina Businarolo, sottolineando come questo rappresenti solo un piccolo passo in quella direzione. «Non c’è nessuna tifoseria pro o contro la fusione, vogliamo però avere dei numeri su cui poter discutere», aggiunge il sindaco di Granze Damiano Fusaro.
Fusioni già compiute
A fare da apripista nelle fusioni della provincia è stata l’unione tra Carrara San Giorgio e Carrara Santo Stefano, che nel marzo 1995 ha dato vita al Comune di Due Carrare. Nella Bassa, dove si concentrano molti piccoli Comuni, una fusione di successo è stata quella di Borgo Veneto, terminata il 17 febbraio 2018 con l’unione di Saletto, Megliadino San Fidenzio e Santa Margherita d’Adige.
Inizialmente, il progetto prevedeva anche l’inclusione di Megliadino San Vitale per la creazione di Quattroville, ma i cittadini di San Vitale respinsero la proposta. Negli anni, però, la scelta ha comportato una carenza di risorse e difficoltà nella gestione della macchina comunale.
L’ultima fusione in ordine di tempo è stata la nascita del Comune di Santa Caterina, avvenuta nell’ottobre dello scorso anno con l’unione di Carceri e Vighizzolo d’Este. A un anno di distanza, il nuovo Comune, guidato dal sindaco Tiberio Businaro (ex primo cittadino di Carceri), sta portando avanti diverse iniziative, agevolato anche da consistenti entrate economiche legate alla fusione, soddisfacendo al momento le aspettative dei cittadini.
Progetti naufragati
Tra le proposte di fusione mai realizzate invece figura quella tra Este e Baone, arenata per i timori di quest’ultimo di perdere peso amministrativo. Congelato, o meglio eliminato, l’iter di fusione tra Casale di Scodosia, Urbana e Merlara: nel 2017 un sondaggio preliminare tra i cittadini aveva dato esito favorevole, ma con il rinnovo delle amministrazioni il progetto si è interrotto.
Un anno fa, voci di corridoio avevano anche suggerito una possibile unione delle due cittadine murate di Este e Monselice, che insieme avrebbero raggiunto circa 33 mila abitanti. Tuttavia, la proposta è stata subito smentita dalla sindaca di Monselice Giorgia Bedin, nonostante avesse suscitato l’interesse del sindaco di Este Matteo Pajola e del consigliere provinciale Stefano Agujari Stoppa. —