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Davide Ghiotto: “Posso battere Roest nei 5000 metri. Ci sono due nuovi avversari da considerare”

Le ambizioni di Davide Ghiotto. La stagione dello speed skating sta per cominciare e la prima tappa della Coppa del Mondo a Nagano (Giappone), prevista dal 22 al 24 novembre, si avvicina. La Nazionale italiana si sta preparando con grande attenzione e la presenza nelle gare internazionali a invito sull’anello di ghiaccio di Inzell (Germania) sono utili per sondare la condizione.

A questo proposito, il trentenne vicentino lo scorso 26 ottobre si è reso protagonista di una prestazione fantastica, visto il tempo con cui ha chiuso i 10000 metri, ovvero 12’26″30. Un crono di ben quattro secondi inferiore al primato mondiale stabilito dallo svedese Nils Van Der Poel ai Giochi Olimpici Invernali di Pechino.

Ghiotto è diventato il primo pattinatore della storia ad abbattere la barriera dei 12 minuti e 30 secondi. Sfortunatamente, il record non è stato omologato, in quanto non erano presenti giudici ISU e nella manifestazione non erano previsti controlli antidoping. Si dovrà attendere le gare ufficiali. Ne abbiamo parlato con lui telefonicamente di questo avvicinamento alla stagione agonistica.

Domanda banale, come procede la preparazione in vista dell’esordio di Nagano?
Tutto procede per il meglio. Le sensazioni sono buone e a Inzell abbiamo svolto dei test che possiamo dire abbiano dato dei frutti anche un po’ inattesi visto il momento“.

Immagino lei si riferisca a quanto fatto nell’International Race di fine ottobre. A questo punto si punta senza mezzi termini a migliorare il record di van der Poel, avendolo già fatto nella circostanza citata?
Sicuramente quello è uno degli obiettivi che ho nella stagione che sta per partire, anche se io credo che avrò davvero la possibilità di migliorarlo solo nella tappa di Coppa del Mondo a Calgary. Le condizioni del ghiaccio lì sono ideali, mentre negli altri appuntamenti in cui sono in programma i 10000 metri penso che sarà difficile, ma vedremo. Certo mi conforta molto il fatto di aver ottenuto determinati tempi con il carico di lavoro. Questo significa che stiamo andando nella giusta direzione“.

Nella passata stagione il duello tra lei e Patrick Roest si è proposto sempre nei 5000 metri e l’olandese è stato spesso superiore nella chiusura. Si punterà a invertire la tendenza per quest’annata, puntando all’accoppiata 5000-10000 metri nei Mondiali di Hamar?
È una cosa su cui sto lavorando. Finora non sono riuscito ad affrontare i 5000 metri con la stessa consapevolezza e spavalderia dei 10000. Ammetto che spesso il confronto con lui nella medesima heat mi ha un po’ condizionato. Tuttavia, la vittoria, seppur effimera ai fini del riscontro finale, ai Mondiali Allround di Inzell su questa distanza è stata una iniezione di fiducia importante per dimostrare dalla prima uscita in Giappone che posso impormi contro l’olandese anche nei cinque chilometri“.

Non solo però Roest sulla sua strada. Abbiamo notato a Inzell il nome del giovanissimo ceco Metoděj Jílek, capace proprio nella gara del suo record del mondo ufficioso di giungere secondo e di abbattere la barriera dei 12’50” in maniera sensibile. Lei lo conosce?
Sì sono a conoscenza delle sue qualità. Viene dal pattinaggio a rotelle ed è stato avversario di mio fratello Manuel. In quel contesto era di un’altra categoria, un animale. L’avevo visto già andare forte nei 5000 metri e pensavo avrebbe potuto fare un crono da 12’50” nei 10000, ma mi ha sorpreso il fatto che sia stato in grado di fare 12’46″56. Sarà sicuramente un avversario in prospettiva da tenere in grande considerazione“.

Altro rivale che potrebbe infastidirla è l’asso americano Jordan Stolz che nei Mondiali Allround ha fatto vedere di andar forte anche nelle gare distance e non solo in quelle di velocità pura. Che cosa ne pensa?
A Inzell gli ho detto di tenersi alla larga dai 5000 e dai 10000 metri almeno fino alle Olimpiadi di Milano Cortina 2026 (sorride, ndr). Nel suo caso parliamo di un fenomeno assoluto che sul ghiaccio può fare quello che vuole. La tripletta d’oro nell’ultima rassegna iridata su singole distanze dai 500 ai 1500 metri è solo un esempio di quello che può fare e l’oro iridato nell’All-round non è casuale. Se dovesse decidere di cimentarsi anche nelle mie gare specificatamente, sarà ancora più dura, ma nello stesso tempo è uno stimolo“.

Allargando il discorso, possiamo parlare di un gruppo azzurro in grande crescita. L’oro del team pursuit della stagione passata ai Mondiali ha assunto una valenza storica ed è frutto del lavoro che Maurizio Marchetto e il suo staff stanno facendo. Cosa ci può dire, lei che ha il polso della situazione?
Indubbiamente il nostro è un gruppo che sta crescendo come valore assoluto e, in qualche modo, i miei risultati sono una motivazione per continuare a migliorare anche da parte di chi è dietro e vuole ambire ai massimi livelli. C’è, in altre parole, una rivalità sana e lo possiamo constatare dai risultati di Michele Malfatti o dei giovani Riccardo Lorello e Daniele Di Stefano, volendo fare alcune menzioni, ma ne potrei fare delle altre“.

A proposito di gruppo azzurro, a fine ottobre a Inzell era presente un’altra atleta che ha cercato di guadagnarsi il posto. Stiamo parlando di Arianna Fontana, che ha lanciato il guanto di sfida e deciso di competere sia nello speed skating che nello short track. Cosa ne pensa?
Ho avuto modo di parlare con Arianna e ho visto quanto ha fatto a Inzell chiaramente. Mi impressiona, i tempi sono stati buoni da parte sua, nella difficoltà di conciliare due specialità diverse come tipologia di sforzo. Io, per esempio, non sarei mai in grado. Penso che per Fontana vale un po’ lo stesso discorso che ho fatto su Stolz, ovvero è una fuoriclasse che può fare quello che vuole. Tanto di cappello al cospetto di una campionessa che, pur avendo vinto tantissimo, ha voglia di mettersi in discussione e di gareggiare in questa maniera“.

Una sfida affascinante quella di Arianna Fontana, con l’obiettivo a lunga scadenza delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026. E lei come sta vivendo questo avvicinamento ai Giochi in Italia?
La vivo serenamente senza starci a pensare troppo, ma volendo rendere al meglio tappa dopo tappa. Il mio modo di lavorare sia dal punto di vista fisico che mentale è funzionale alla prevenzione in primis da infortuni che possono frenare nel percorso. Ogni annata è diversa e l’obiettivo è quello di abituarsi sempre più a competere ai massimi livelli, nella consapevolezza che alle Olimpiadi sarà ancora più complicato. La tensione si farà sentire, ma gareggiare in impianti con tanta gente come nei Paesi Bassi è una palestra molto utile da questo punto di vista“.