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Ноябрь
2024

La sex worker “Anora”: una storia d’amore tumultuosa e profonda

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Per la community di Disney+ è Max Fox di “Better Things”. Per gli adepti di Tarantino è Sadie della Famiglia Manson (a lei, ricordiamo, provvederanno Di Caprio e un lanciafiamme). Per la giuria di Cannes, che ha premiato il film con la Palma d’Oro, è l’irresistibile protagonista di Anora: una sex worker uzbeko-americana destinata a vivere la fiaba di Cenerentola. O quasi. Non serve specificare che stiamo parlando della formidabile Mikey Madison, un metro e sessanta di puro talento. E non serve specificare che una love story, se porta la firma di Sean Baker (“Un sogno chiamato Florida”), non potrà mai essere una love story devota ai canoni della tradizione.

Anno Domini 2018. La giovane Anora, detta Ani, si guadagna da vivere in uno strip club di Brooklyn. Lo stesso strip club dove una notte approda Ivan, detto Vanja, cliente altrettanto giovane ma sovraccarico di denaro. La chimica tra i due è istantanea ed è istantanea pure la proposta di Ivan: una settimana d’ingaggio privato per un compenso di 15 mila dollari. Niente li accomuna, niente li ferma quando il contratto smette di essere un contratto. Quando, cioè, raggiungono Las Vegas e diventano marito e moglie! State pensando a “Pretty Woman”? Ecco. Non fatelo. Ricordatevi che Sean Baker è Sean Baker e “Anora” è “Anora”: una commedia tumultosa e profonda.

Gli sposini dovranno affrontare gli scagnozzi della famiglia di Ivan, stupidissimo rampollo di un oligarca russo e di una mamma-squalo, mentre gli spettatori dovranno affrontare gli spunti di riflessione (sociali, politici, culturali) che il racconto invita a cogliere sotto gli strati di spassosa effervescenza. Sotto una leggerezza espressiva che molti critici hanno bacchettato, rimpiangendo il “vecchio” Sean Baker, e che noi, invece, abbiamo trovato terribilmente godibile.