Monfalcone, Konate tira dritto e rilancia: «Ho deciso di candidarmi. Bullian? Ancora non lo sa»
Quando l’emicrania è fortissima, pulsa come un martello che schiaccia la testa del chiodo, Bou Konate non guarda il telefono. Per questo, nelle ultime ore, il suo cellulare ha squillato a vuoto. Lui, il presidente onorario del Darus Salaam, però non è affatto sparito e magari perché travolto dal caso-audizione. La vicenda denunciata da una conferenza stampa ad hoc della maggioranza consiliare non lo impensierisce «minimamente». È consapevole che il vero obiettivo non è mica lui, ma «far fuori Bullian».
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«Quelle parole non mi interessano affatto, sono sporca politica, né mi preoccupa che mi tirino in ballo nella lettera al Prefetto: li lascio fare», dice rivolto al centrodestra che l’ha catapultato nel tritacarne perché in Regione è stato fotografato, dopo la seduta congiunta di V e VI commissione sul Piano Monfalcone, in compagnia di un cittadino bengalese poi risultato condannato in via definitiva per un episodio estorsivo, sullo sfondo di un procedimento per caporalato (ha espiato già la pena). Né Enrico Bullian, consigliere regionale e commissario, né il collega d’opposizione Diego Moretti, per stessa ammissione di Konate, erano al corrente del passato di quell’uomo.
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«D’altro canto – si concede una battuta – non siamo mica in un Paese come il Giappone o la Germania, dove un politico che ha copiato la tesi è costretto a dimettersi...». Questo per dire che le cronache nazionali, negli anni, non hanno sempre restituito l’immagine di una classe al governo integralmente specchiata.
Ma la vera notizia è che Bou Konate, da parte non si fa. Anzi: ora e a maggior ragione a causa di quanto deflagrato nell’ultimo week-end di Ognissanti è fermamente intenzionato a scendere nell’agone. «Come avevo già detto in passato – sempre l’ex assessore ai Lavori pubblici della giunta Pizzolitto I – mi reputo anziano e inizialmente pensavo solo di supportare, come ho dichiarato, la corsa di Enrico Bullian». Corsa al momento contesa anche dall’altro papabile a centrosinistra, il consigliere regionale del Pd Moretti. «Ma adesso sono fermamente convinto che la mia presenza sia necessaria per tenere la barra dritta, ho capito in questi giorni di instabilità ch’è necessario io stia lì: c’è bisogno di me», aggiunge. E Bullian lo sa? «No – replica candidamente – mi sa che questa è una notizia inedita». Come suona curioso il richiamo velista a «tenere la barra dritta», una metafora passepartout spesso sulla bocca di Anna Cisint, punta di diamante del vocabolario leghista. Le parole, dopotutto, sono importanti.
Incalzato, Konate si lascia andare anche a considerazioni sulle ultime ordinanze emesse del Consiglio di Stato: «Mi pare sia andata bene, perché la sospensiva richiesta dal Comune non è stata ottenuta e la vicenda si potrà chiudere prima, con la trattazione a febbraio, in tempo per il Ramadan che quest’anno cadrà a marzo: per noi è molto importante». E quindi cosa avverrà, al primo giorno utile di preghiera, venerdì? «Lo stesso accaduto la settimana prima, quando a causa del ponte e la chiusura del cantiere – conclude il presidente onorario del Darus Salaam di via Duca D’Aosta – molti cittadini sono venuti a pregare: abbiamo applicato una turnazione e salmodiato per fasce orarie, sempre nel rispetto delle prescrizioni. Una cosa che abbiamo sempre fatto, in tutta sicurezza». Insomma, avanti così. Supportato anche dal parere del legale di fiducia Vincenzo Latorraca, che segue il contenzioso in piedi col Comune e ha parlato ieri di «vittoria di Pirro per l’ente», attendendo «fiducioso la discussione nel merito».