Nucleare, Zaia: «No a Marghera. Decido io»
Il nuovo “altolà” al nucleare a Porto Marghera, il presidente Zaia lo scandisce rispondendo ai giornalisti che gli chiedono del quarto mandato. «Continuerò nella mia attività – dice – Non ultima, quella di portare argomentazioni rispetto al fatto che un impianto nucleare, a Venezia, non ci vuole. Per tutta una serie di considerazioni, che sto mettendo in fila».
Un doppio carpiato, dalla riforma della legge elettorale all’addio ai combustibili fossili, che dimostra tutta la sensibilità del presidente veneto, rispetto al tema.
Il dibattito
A parlare di Porto Marghera come possibile sito per il nucleare era stato, per primo, il presidente del Cnel Renato Brunetta. Lo aveva seguito, a ruota, il ministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso (FdI), promettendo una «nuova legge per il nucleare in Consiglio dei ministri entro l’anno».
E allora era arrivato il primo «No» di Zaia. Cui aveva fatto seguito, neanche a dirlo, la battuta stizzita dal vicepremier e segretario di Forza Italia Antonio Tajani: «Non sono i governatori a decidere la politica industriale di un Paese» aveva detto, rispondendo a Zaia. Perché la natura anche politica della questione è evidente.
La posizione di Zaia
E allora, il 5 novembre, Zaia è tornato sull’argomento. Rincarando la dose. E puntando Tajani: «Ha pienamente ragione, la politica energetica si decide a livello nazionale. Dove fare le centrali, però, no» la replica al veleno.
L’interesse di Zaia per il nucleare, peraltro, non è una novità. Si ricorderà il passaggio che il presidente dedicò al tema nel marzo 2022, nell’ambito di uno dei suoi appuntamenti quotidiani, nel pieno della pandemia.
Fu in quell’occasione che, tra un consiglio e l’altro («Mettersi a terra col viso a terra e le mani sotto la pancia. In caso di “folate” di vento, non alzarsi in piedi alla prima. Stare cinque giorni in casa, bevendo l’acqua delle bottiglie. Mettere nel rifugio due litri d’acqua al giorno e il cibo), il presidente parlò per la prima volta delle 500 mila compresse allo iodio acquistate dalla Regione.
«Ci stiamo tutelando, in caso dovesse verificarsi un incidente nella centrale in Slovenia. E queste pastiglie, per gli abitanti delle province di Belluno, Treviso e, in parte, Venezia – i più esposti –, sono pronte per evitare ai cittadini problemi alla tiroide – ha ribadito il 5 novembre Zaia – In caso di un impianto a Porto Marghera, dovrei comprare ancora più pastiglie».
Chi dice sì e chi dice no
Il nucleare: un tema divisivo e sul quale gli italiani si sono già espressi, con un referendum che ha sancito la chiusura degli impianti (almeno, fino ad ora) in Italia.
I sostenitori del processo rassicurano sull’assoluta sicurezza delle strutture moderne, citando poi gli studi in corso sulla fusione, anche se per avvalersene saranno necessari degli anni. Ma parlano dei passi da gigante fatti anche per la fissione.
«Il mio non è un “no” alla tecnologia in sé. Il mio “no” è riferito a Porto Marghera, perché quella di Venezia è una realtà molto fragile» argomenta però Zaia, «E mio “no” è motivato dal rapporto simbiotico che Venezia ha con l’acqua, un veicolo pauroso. È un “no”, perché un eventuale incidente coinvolgerebbe la laguna, e quindi il mare. E perché un eventuale incidente sarebbe nel cuore del petrolchimico. È un “no” perché, in caso di incidente, dovremmo pensare all'evacuazione di una realtà simbolo come Venezia. Ed è un “no” perché ci sono altri siti sui quali insediare un eventuale impianto».
E aggiunge Zaia, parlando di Porto Marghera: «Noi abbiamo già l’eredità di un’idea malsana. È ovvio che dobbiamo difendere l'insediamento di Marghera, l'occupazione e la transizione green. Però, se tornassimo agli anni di Volpi di Misurata, vorremo vedere la laguna intonsa e non ci faremmo mai un petrolchimico».
Il caso è deflagrato.Verrebbe da dire: altro che nucleare... —