Musk voleva un Twitter “politicamente neutrale”, ma l’ha trasformato in un X partitico
C’era un tempo, poco più di due anni fa, in cui Elon Musk raccontava al mondo la sua idea di social network. Erano le settimane precedenti all’acquisizione dell’azienda Twitter e nel suo postare compulsivo aveva pubblicato un tweet in cui metteva nero su bianco il suo piano per il futuro: rendere quella piattaforma completamente scevra dai condizionamenti politici. Anzi, renderla “politicamente neutrale”. Apolitica, ma solo in parte: voleva un qualcosa in grado di rendere pan per focaccia sia all’ecosistema Democratico che a quello Repubblicano. Poi aveva anche detto – questo accadeva nei giorni precedenti alla scorsa primavera – di non voler finanziare nessuno dei candidati alle Presidenziali americane. A oggi, possiamo sicuramente dire che l’uomo più ricco del mondo non ha tra le sue qualità la coerenza. E la trasparenza.
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Da mesi, infatti, valanghe di post in favore di Donald Trump, con tanto di condivisione di bufale contro i Democratici. Inoltre, X ha realizzato un algoritmo a immagine e somiglianza di Musk: tutto ciò che lui condivide viene mostrato come primo post agli utenti che si collegano alla piattaforma. Anche se non seguono il suo profilo. Insomma, una grande macchina per la propaganda politica, esplicitamente esposta a sostegno dell’ex numero uno della Casa Bianca. Eppure poco più di due anni fa aveva raccontato al mondo un qualcosa di diverso.
Elon Musk ha cambiato idea sui social “apolitici”
Era il 27 aprile del 2022 (sei mesi prima di ultimare l’acquisto di Twitter) quando lui stesso pubblicò un qualcosa di fortemente alternativo rispetto alle dinamiche a cui eravamo abituati.
«Affinché Twitter meriti la fiducia del pubblico, deve essere politicamente neutrale, il che significa effettivamente turbare allo stesso modo l’estrema destra e l’estrema sinistra». Dunque, più che di atteggiamento “apolitico” Musk parlava di “equidistanza” e neutralità rispetto alle correnti politiche. Un post invecchiato malissimo nel giro di un paio di anni. E questo fa il paio con quanto dichiarato – sempre sulla sua piattaforma, oggi chiamata X – nel marzo scorso.
«Per essere super chiari, non sto donando denaro a nessuno dei due candidati alla presidenza degli Stati Uniti». Eppure, solo qualche settimana dopo, è successo ciò che tutti pensavano: l’appoggio a Donald Trump non è solamente dialettico, ma anche economico. A conferma di un’incoerenza che è tratto distintivo del suo essere.
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