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Ноябрь
2024

Prosciutterie, ecco perché è fallita la composizione negoziata della crisi.  Verso la liquidazione

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«Assenza di oggettiva collaborazione, comunicazione, condivisione nonché disponibilità a valutare ipotesi di soddisfo».

Una “chiusura” a priori quella manifestata dai legali dei due principali creditori di Prosciutterie srl, e cioè Dok Dall’Ava srl e Dok Italian Fine Food srl, rispetto alla proposta di cessione d’azienda nell’ambito del piano di composizione negoziata in Camera di commercio di Pordenone e Udine.

A sottolinearlo è Francesco Ribetti, l’esperto incaricato dalla Cciaa di verificare la fattibilità dell’operazione. Nella sua relazione finale ha usato parole dure per segnalare l’accaduto, rimarcando di non essere stato messo nelle condizioni ottimali per portare a termine il proprio lavoro, trovandosi di fronte interlocutori poco collaborativi e prevenuti rispetto alle ipotesi da percorrere per provare a superare, almeno in parte, lo stato di insolvenza della società.

In un documento articolato in 35 pagine, Ribetti ha riassunto l’iter che ha portato Le Prosciutterie alla composizione negoziata della crisi, conclusasi con l’opposizione, da parte dei due principali creditori, alla vendita del ramo di azienda relativo alla produzione di prosciutti alla newco Compagnia del Prosciutto srl, per un importo di circa 1,5 milioni di euro.

Troppo pochi, per Dok Dall’Ava srl e Dok Italian Fine Food srl, per far fronte al “buco” di quasi 6 milioni di euro accumulato negli ultimi anni dalla società di Carlo Dall’Ava. Dalla relazione è emerso il disappunto dell’esperto, accusato dai legali dei due creditori «di non imparzialità e indipendenza», nonostante lo stesso Ribetti, fin dall’inizio, avesse manifestato una posizione critica sulla fattibilità del piano di risanamento: «I legali delle due società, del tutto immotivatamente e soprattutto infondatamente – si legge nel documento – si sono spinti a formulare poco edificanti accuse di non imparzialità e indipendenza», manifestando, fin dalle prime battute, «una condotta ostile e ostativa delle trattative».

Posizione che l’esperto ha giudicato quantomeno singolare: «Il ricavato della vendita a seguito di aggiudicazione avrebbe portato a incassare la somma di 1,5 milioni di euro, fondi concretamente disponibili per procedere all’attuazione del nuovo piano di risanamento con soddisfo dei creditori in base alle rispettive categorie». Al contrario, «con l’apertura di una diversa e ulteriore procedura di liquidazione giudiziale, lo scenario che si potrebbe aprire sarebbe pieno di incertezze.

Il rischio sarà, in caso di cessione d’azienda, di una possibilità di realizzo assolutamente deteriore». Ribetti, qualche riga più sotto, è stato ancora più chiaro: «In caso di nuova liquidazione giudiziale tutti i creditori chirografari risulterebbero esclusi dall’ipotesi di un possibile riparto migliorativo rispetto a quanto ritraibile in composizione negoziata della crisi». Una situazione su cui si è espresso il legale di Prosciutterie srl, Maurizio Miculan:

«Nei prossimi giorni Prosciutterie provvederà al deposito di istanza di liquidazione giudiziale in proprio quale unica opzione praticabile in ragione dell’esito negativo della composizione negoziata della crisi. Il tempo dirà se questa soluzione riserverà o meno ai creditori un trattamento migliore rispetto a quello che avrebbe garantito la procedura stragiudiziale.

Quello che più conta è che, in ragione del contratto di affitto in essere con La Compagnia del Prosciutto srl, sarà garantita la continuità aziendale e, quindi, la salvaguardia di oltre 60 posti di lavoro», ha chiuso Miculan.

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