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Pavia, schiaffo alla memoria del missino Emanuele Zilli: no al corteo che lo ricorda, sì a quello antifascista

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Ancora polemiche. Pavia si tinge di contrapposizione questa sera visto che come ogni 5 novembre, in riva al Ticino, ci sarà la consueta serata in ricordo di Emanuele Zilli. Ma quest’anno la Questura ha vietato ai manifestanti di svolgere il solito corteo in ricordo del militante missino morto esattamente 51 anni fa.

Chi era Emanuele Zilli

Attivista del Movimento sociale italiano, sindacalista della Cisnal, operaio, marito e padre di due figlie il 2 novembre 1973, all’età di 25 anni, è stato ritrovato riverso a terra nei pressi del luogo di lavoro, verso le 18.30, a seguito di una presunta caduta in motorino. Morirà tre giorni dopo. La sua morte è stata troppo presto derubricata come incidente, ma sono numerosi i segni autoptici rilevati sul suo cadavere che lasciano aperto, quantomeno, il sospetto che il giovane sia stato aggredito. Partiamo dal doppio trauma cranico incompatibile con una presenta caduta da ciclomotore, per arrivare all’occhio nero fino a giungere al taglio sotto al mento conciliabile con la fibbia di un giubbotto o il cinturino di un orologio. I dubbi mai sciolti intorno alla morte di Emanuele Zilli, negli anni successivi alla scomparsa, sono stati al centro di una lunga inchiesta sulle colonne del Candido condotta dal collega Leo Siegel. Negli anni più recenti invece il nome di Zilli è stato riportato agli onori delle cronache grazie al lavoro di ricerca di Stefano Vaglio Laurin e al libro Cuori neri di Luca Telese.

No al corteo in ricordo del militante missino, ma via libera a quello della rete antifascista

Negli ultimi anni è l’associazione culturale Recordari a organizzare il corteo di ricordo dell’attivista missino. Ma quest’anno la sorpresa: la Questura di Pavia ha vietato il solito corteo di ricordo concedendo solamente un presidio statico in via Scapolla laddove è stato trovato il corpo esanime di Emanuele Zilli. Di contro, però, è stata autorizzata la contromanifestazione della rete antifascista, che potrà svolgere il proprio corteo. “Le restrizioni che vogliono imporci ledono la memoria di Zilli”, si legge in una nota di Recordari. “Abbiamo appreso in questi giorni delle prescrizioni in vista, come ogni 5 novembre, del momento di commemorazione dedicato a Emanuele Zilli”, prosegue Recordari, parlando di “pressioni politiche” dietro l’invito della Questura a “raggiungere via Scapolla, luogo esatto dove morì Zilli, alla spicciolata senza striscioni, fiaccole e tricolori”. “Il Sindaco di Pavia – commenta l’associazione – dice che ‘la libertà di manifestare è un diritto’, ma poi di fatto è il primo a muoversi per cercare di impedire un solenne momento di ricordo”.

Il post del sindaco e la replica dell’associazione Recordari

In un lungo post sulla sua pagina Facebook, il primo cittadino pavese, Michele Lissia del Pd, si è augurato che “il presidio statico per commemorare Zilli si volga in modo ordinato”. “D’altro canto – ha scritto ancora il primo cittadino – in Strada nuova sfilerà un corteo in difesa dei valori costituzionali dell’antifascismo, della libertà, della giustizia (…) con un no a ogni forma di discriminazione e di arroganza politica. Corteo e valori cui aderisco con convinzione”. Per Recordari Lissia “forse ha la memoria corta oppure è in cattiva fede”. “In oltre 20 anni di cortei e momenti di commemorazione mai gli uomini e le donne dietro lo striscione ‘Emanuele Zilli presente’ hanno creato caos e disordini in città. Consigliamo al sindaco di guardarsi in casa e rammentare il presidio non autorizzato del 2016, alla presenza di figure di spicco del suo partito, che hanno legittimato l’azione della rete antifascista locale”, ha spiegato l’associazione, per la quale “la realtà plasmata dal sindaco pavese è curiosa. Ma senza fatica gli mostriamo a cosa sta aderendo ‘con convinzione’: forse dimentica lo striscione ‘Pavia è antifascista’ affisso da parte del comune a guida Depaoli in Piazza della Vittoria il 5 novembre 2018 in chiaro sfregio della memoria di Emanuele Zilli; forse dimentica la sopracitata manifestazione non autorizzata del 2016 che ha evitato di trasformarsi in una serata arroventata grazie alla nostra consapevole decisione di deviare il corteo per evitare di venire a contatto con gli antifascisti locali; forse dimentica gli insulti che ogni anno la vedova di Zilli ha dovuto subire e che l’hanno portata, ormai da lunghi anni, a non partecipare alla manifestazione in ricordo del marito”. Una brutta pagina, insomma, quella che si sta scrivendo, vietando un corteo che ricorda un’attivista politico morto, in una situazione quantomeno oscura, e autorizzando invece a sfilare agli antifascisti che nel corso degli anni hanno calpestato la memoria di Emanuele Zilli.

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